Giovanni Cantoni nella presentazione del libro di Gonzague de Reynold “La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità”(D’Ettoris Editori 2015) scrive: “Così il politologo spagnolo (Juan Josè Linz in Fascismo, autoritarismo, totalitarismo. Connessioni e differenze) aiuta a intendere quella stagione del mondo cattolico europeo e non solo, quella autoritaria entre deux guerres, rappresentata a diverso titolo da Engelbert Dolfuss, Antonio de Oliveira Salazar, Francisco Franco Bahamonde, Jozef Tiso e Henri-Philippe Pétain. A tali esperienze, confuse con i fascismi e criminalizzate con il nazionalsocialismo, un’adeguata ricostruzione categoriale e storico-sociale dovrà un giorno rendere giustizia ed esprimere postuma gratitudine a chi, pur imprigionato nella disperante gabbia costituita dai poteri dello Stato nazionale e moderno, resa obbligata dalla vita politica nazionale ed internazionale nel secolo XX e come tale non amata, non ha disperato, anzi ha tentato più o meno consapevolmente di salvare – ed è talora più o meno felicemente riuscito a proteggere per qualche tempo e per qualche spazio – una qualità della vita politico-sociale con riferimenti culturali nazionali e meta nazionali, dopo e nonostante la scomparsa di ogni vestigio della “sovranità ideale” del Santo Impero e l’eclissi della “sovranità spirituale” della Chiesa cattolica”.
Al secondo statista menzionato, Antonio de Oliveira Salazar, le francesi Editions de Chiréhanno dedicato un piccolo volume che raccoglie i saggi scritti da tre maestri del pensiero ascrivibile in qualche maniera alla scuola cattolica contro-rivoluzionaria. Tre brevi saggi pubblicati a Lisbona nel 1956 a cura del Segretariato Nazionale dell’Informazione e volti a mostrare l’accoglienza del Nuovo Stato portoghese tra gli intellettuali europei. Le testimonianze qui riunite sono del filosofo belga Marcel de Corte (L’oeuvre et la personalité de Salazar), dello storico francese Pierre Gaxotte (Réflexions en marge de la révolution nationale portugaise) e del pensatore francese Gustave Thibon (Salazar le sage). Gli scritti si fermano ovviamente al 1956, Salazar morirà nel 1970, ma risultano comunque molto interessanti in quanto esprimono il giudizio di tre studiosi cattolici di notevole valore.
Le poche pagine di Gaxotte, accademico francese e autore del fondamentale saggio La Rivoluzione francese, sono dedicate all’impegno dello statista a risollevare l’economia portoghese distrutta da decenni di malgoverno e di disordini sociali (compresi gli assassini del Re e suo erede e del Capo del Governo Sidonio Pais per mano della società segreta massonica dei Carbonarios) e coglie come sua caratteristica l’attenzione al bene comune e alla continuità di governo.
Il filosofo de Corte sottolinea in Salazar la nobiltà di spirito, il senso dello Stato e la purezza d’animo come le qualità del politico cristiano. De Corte apprezza nella politica di Salazar la scelta di non optare né per una politica solamente conservatrice né per avventure di stile fascista (particolarmente diffuse negli anni della sua entrata in politica) in quanto entrambe non avrebbero giovato alla nazione.
Il pensatore Gustave Thibon si concentra sull’uomo Salazar. Ne apprezza l’uomo taciturno, lontano dalle luci della ribalta e dalle manifestazioni di massa. Un politico nato in un’umile famiglia, di ascendenza contadina, che per tutta la sua lunga vita di Capo del Governo continuò a vivere in una casa modesta accontentandosi solo del suo stipendio di docente universitario. Il potere mantenuto dal 1926 al 1968 non gli farà mai perdere la testa, come avviene sovente nei grandi Capi di Stato. Thibon ne loda il sano realismo e soprattutto la saggezza evidenziandola nella frase dello statista “ In questo mondo in cui tutto si modifica, ciò che cambia meno è l’uomo stesso. Il primo principio di una sana politica è non volere a tutti i costi adattare l’uomo ai cambiamenti che sconvolgono il mondo ma cercare di adattare questi cambiamenti alla natura eterna dell’uomo”.
Un economista impegnato in una politica rispettosa della dottrina sociale della Chiesa e creatore dello Stato Nuovo portoghese, uno Stato autoritario per premunirsi contro le passioni disordinate ma mai totalitario. Va aggiunto che accanto a de Corte, Gaxotte e Thibon anche altri pensatori della destra contro-rivoluzionaria si occuparono di Salazar negli anni Trenta: il Visconte Léon de Poncins che dedicò un libro, Le Portugal renait (1936) centrato soprattutto sull’opera di ricostruzione della nazione portoghese attraverso la nuova Costituzione corporativa del 1936 e sulla lotta alle società segrete. E si occupò di Salazar in un’ottica cattolica anche il sopraccitato scrittore elvetico Gonzague de Reynold che nel suo libro Portugal (1936) raccontò il suo viaggio nel paese lusitano e gli incontri con lo statista. Les editions de Chiré in questa riscoperta della figura di Salazar nello stesso 2020 hanno pubblicato anche un suo scritto “Comment on relève un Etat “(Come si ricostruisce uno Stato) che è il bilancio della sua politica dopo dieci anni di potere.
Per chi legge la lingua francese una utile e scorrevole introduzione alle caratteristiche peculiari dello statista portoghese e del suo operato che volle essere un’applicazione della dottrina sociale della Chiesa.
Categoria: Saggio
Autori: Marcel de Corte, Pierre Gaxotte, Gustave Thibon
Pagine: 49 pp
Prezzo: € 7,50
Anno: 2020
Editore: Editions de Chiré, Chiré-en-Montreuil (F)
EAN: 9782851902696