Figlia della grande santa Brigida di Svezia [1303-1373], contemporanea di santa Caterina da Siena [1347-1380], nacque forse nel 1331 e morì, a cinquant’anni, nel 1381. Visse dunque nel difficile tempo dell’allontanamento da Roma della sede pontificia, segno ecclesiale dell’incipiente crisi della Cristianità alla fine del Medioevo. Ma, anche, un tempo caratterizzato da una straordinaria fioritura di santi e, in particolare, di sante. Caterina, dopo essere stata sposata, ma con voto di castità, rimasta vedova giovane dedicò la sua vita prima ad aiutare ed accompagnare la madre nella sua azione e poi a proseguirne l’opera. Così l’accompagnò nei suoi viaggi e pellegrinaggi, tra i quali quelli a Roma e quello a Gerusalemme; quindi, dopo aver riportato in Svezia la salma della madre, la quale era morta a Roma, assunse la guida delle Brigidine. Tornò a Roma nel 1375 per assicurare lo stabile riconoscimento del suo ordine e per perorare la causa di beatificazione della madre. Allo scoppio dello scisma (1378) si trovò a lottare, insieme alla sua omonima senese, per il riconoscimento del papa “romano” Urbano VI [1378-1389]. Tornò però in Svezia nel 1380 per morirvi, come detto, pochi mesi dopo. Dopo questi cenni biografici vogliamo pensare ad un’intenzione particolare con la quale rivolgerci a questa santa? Oggi, quando tanti rapporti tra madri e figlie, ed in generale tra genitori e figli, sono difficili se non inesistenti, preghiamo santa Caterina di Svezia perché lei, che fu mirabile esempio di devozione filiale nel comune amore mistico del Cristo, interceda affinché grazie straordinarie discendano sulle famiglie: su quelle che sono ancora testimonianza ed esempio di fede e su quelle che, sempre più disgregate, hanno particolare bisogno dell’intervento divino.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 9-10