Monito del Papa contro l’intimismo che disprezza la liturgia, cuore pulsante della vita di fede del cattolico perché vi incontriamo lo stesso Cristo
di Michele Brambilla
L’udienza generale del 3 febbraio si apre con questa osservazione: «si è più volte registrata, nella storia della Chiesa, la tentazione di praticare un cristianesimo intimistico, che non riconosce ai riti liturgici pubblici la loro importanza spirituale. Spesso», denuncia Papa Francesco, «questa tendenza rivendicava la presunta maggiore purezza di una religiosità che non dipendesse dalle cerimonie esteriori, ritenute un peso inutile o dannoso». Così, «al centro delle critiche finiva non una particolare forma rituale, o un determinato modo di celebrare, ma la liturgia stessa, la forma liturgica di pregare». Era, questa, la posizione delle eresie pauperiste, ma secondo il Papa anche alcune persone devote rischiano di sottovalutare i contenuti spirituali della liturgia ufficiale: «in effetti, si possono trovare nella Chiesa certe forme di spiritualità che non hanno saputo integrare adeguatamente il momento liturgico. Molti fedeli, pur partecipando assiduamente ai riti, specialmente alla Messa domenicale, hanno attinto alimento per la loro fede e la loro vita spirituale piuttosto da altre fonti, di tipo devozionale».
Il Pontefice, allora, riprende in mano la costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II (1962-65) e ricorda che «essa ribadisce in maniera completa e organica l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico» che possiamo attingere nei Sacramenti. «La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici, la comunità», che sono imprescindibili per una vita di fede autenticamente cattolica.
«Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale, perché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza», pertanto «non esiste spiritualità cristiana che non sia radicata nella celebrazione dei santi misteri. Il Catechismo scrive: “La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella Liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega” (n. 2655)». Noi ricaviamo le grazie necessarie proprio dalla partecipazione alla liturgia: «la liturgia, in sé stessa, non è solo preghiera spontanea, ma qualcosa di più e di più originario: è atto che fonda l’esperienza cristiana tutta intera e, perciò, anche la preghiera è evento, è accadimento, è presenza, è incontro. È un incontro con Cristo» risorto operante nei Sacramenti. Francesco ripete che «la Messa non può essere solo ascoltata, come se noi fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci. La Messa è sempre celebrata, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono», come simboleggia l’incensazione dell’assemblea al termine dell’offertorio. «E il centro», sottolinea il Santo Padre, «è Cristo! Tutti noi, nella diversità dei doni e dei ministeri, tutti ci uniamo alla sua azione, perché è Lui, Cristo, il Protagonista della liturgia».
Il Papa avverte che «domani si celebrerà la Prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, come stabilito da una recente Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite», della quale ringrazia il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres. La giornata si ispira al Documento sulla fratellanza umana sottoscritto dal Pontefice ad Abu Dhabi nel febbraio 2019.
Giovedì, 4 febbraio 2021