Diffuso dall’ufficio stampa del segretariato dell’episcopato polacco, un documento magisteriale che ripropone i doveri nei confronti della vita e rinnova la denuncia e la condanna di ogni pratica contraccettiva, abortista ed eutanasista.
Lettera pastorale dei vescovi polacchi
Princìpi e problemi dell’etica medica
Rivolgendosi a tutti i medici della nostra patria, i vescovi polacchi desiderano anzitutto sottolineare la piena stima per la elevata vocazione dei lavoratori del Servizio Sanitario. Il nostro rispetto per voi deriva dalla comprensione del grande valore costituito dall’uomo, al quale avete consacrato le vostre capacità, la scienza da voi acquisita e la maggior parte della vostra vita.
1. Fatica e gloria della vocazione medica
Chiamandovi al sublime servizio della vita e della salute umana, Dio affida con questo alla vostra cura i fondamentali valori temporali della persona umana. Grazie a ciò il vostro lavoro gode di alta stima e di fiducia da parte della nostra società e della nazione. Questa fiducia della nazione vi impone particolari doveri. Ma per il medico che ha riposto fiducia in Dio Padre, questa vocazione ha, inoltre, un profondo significato religioso, poiché essa costituisce un servizio a Cristo stesso nella persona malata, sofferente, o in qualsiasi altra situazione della vita, che aspetta da voi un aiuto concreto. Dunque, il lavoro dei medici è consacrazione a Dio delle proprie forze, della propria scienza e perizia, per diventare strumento di Dio nella cura del dono della vita e della salute di ogni uomo, in tutte le tappe della sua esistenza terrena. Non vi è, dunque, mai permesso dimenticare che siete gli strumenti di Dio e i suoi testimoni di fronte a coloro che terminano la loro vita terrena. Ciascuno di noi, prima o poi, deve morire. Per ciascuno di noi viene il momento in cui non è ormai più possibile protrarre la vita. Ciò non significa affatto che il vostro compito finisca allora. Oggi, i medici sono molto spesso le uniche persone che rimangono fino all’ultimo momento presso il morente. Di solito, dunque, solo i medici possono esaudire l’estremo desiderio di un uomo morente. E sappiamo che ogni uomo desidera non solo vivere con dignità, ma anche morire con dignità. Si deve perciò – nella sua ultima ora – affrettarsi per dargli aiuto, mostrargli piena benevolenza, rispettare la sua dignità e assisterlo così da permettergli di morire da cristiano.
2. Fondamentali princìpi morali che obbligano il medico
Nell’attuale momento di grande confusione di idee e valori, è necessario ricordare i fondamentali princìpi morali che obbligano tutti coloro che sono chiamati per vocazione a curare. L’alta dignità della persona umana e il suo bene, che non può essere limitato alla sola parte fisica di essa, esige il rispetto di questi princìpi. Richiamiamo qui, in brevissimo sunto, tali princìpi, di cui non ci si può mai dimenticare.
1. Bisogna recare soccorso ovunque sia possibile, tenendo sempre conto del bene oggettivo del malato.
2. Mai nuocere – primum non nocere. Purtroppo, questo antico principio, stabilito già da Ippocrate, sulla cui base poggiano i fondamentali canoni dell’etica medica, viene oggi molto spesso disprezzato.
3. Il contatto con il malato deve essere un contatto personale. Bisogna vedere nel malato l’intera sua persona, non solo il suo corpo, né, tanto meno, solamente un organo malato. Nella cura del paziente, ci si deve sentire responsabili di tutto l’uomo.
4. Durante la cura, si deve tenere presente sia lo stato somatico che lo stato psichico del malato, prendendo in considerazione i suoi legami personali, familiari e sociali. Da ciò consegue la necessità del trattamento individuale di ciascun paziente, indipendentemente dall’assistenza specificamente tecnica, oggi così largamente diffusa.
5. È pure molto importante prendere in considerazione tutti gli effetti della cura, senza eccettuare quelli lontani, che possano avere una influenza negativa, anche sulle future generazioni.
6. Non è permesso turbare i regolari processi biologici, particolarmente della procreazione, per esempio con la pillola anticoncezionale, oppure con la cosiddetta «ingegneria genetica».
3. Alcuni problemi nel campo dell’etica professionale
Non è possibile esaminare dettagliatamente in una sola lettera pastorale l’etica professionale dei lavoratori del Servizio Sanitario. Desideriamo quindi richiamare la vostra attenzione, oltre che sui princìpi sopra ricordati, su alcuni problemi di particolare attualità specialmente al giorno d’oggi.
1. Uno dei sintomi più gravemente pericolosi – che si manifesta con frequenza – è il comportamento gravemente sconveniente dei medici, e anche di una grande parte della società, verso l’uomo non nato e la donna madre. Ciò si esprime nella mancanza di benevolenza e, talvolta, perfino nella ostilità dimostrata nei confronti della donna incinta, e da tale contegno spesso deriva la mancanza di una sua conveniente tutela. Le donne incinte – che noi polacchi, fino a poco tempo fa, dicevamo essere «in stato benedetto» – vengono indotte, peggio ancora, addirittura incoraggiate a interrompere la gravidanza. In tali casi non si prende in considerazione il fatto che questo passo significa attentato alla vita di un uomo già esistente. Non tutti tengono conto del bene della donna, perfino nei casi nei quali si sa già in anticipo che ciò avrà conseguenze disastrose per la sua salute.
Dieci anni fa, il Santo Padre Paolo VI rivolse ai medici e ai lavoratori del Servizio Sanitario queste parole: «Abbiamo in altissima stima i medici ed i membri del personale sanitario, ai quali, nell’esercizio della loro professione, più di ogni interesse umano, stanno a cuore le superiori esigenze della loro vocazione cristiana. Perseverino dunque nel promuovere in ogni occasione le soluzioni ispirate alla fede ed alla retta ragione, e si sforzino di suscitarne la convinzione ed il rispetto nel loro ambiente. Considerino poi anche come proprio dovere professionale quello d’acquistare tutta la scienza necessaria in questo delicato settore, al fine di potere dare agli sposi che li consultano i saggi consigli e le sane direttive, che questi da loro a buon diritto aspettano» (1). Il corrente anno 1979 è stato proclamato Anno Internazionale del Fanciullo. Una delle parole d’ordine di questo anno afferma che ogni bambino ha diritto a un regolare sviluppo fisico e psichico. Perché, allora, sono stati messi fuori legge i bambini non nati, mentre vengono loro accordati altri diritti, come per esempio il diritto all’eredità? Come può essere possibile che in Polonia, creduta la nazione più cattolica del mondo, il numero dei bambini concepiti, ma uccisi prima di nascere, sia più grande dei bambini nati? Questi sono i fatti confermati dalle statistiche. E questi fatti, che costituiscono una minaccia per le basi dell’umanità, minacciano, insieme, anche le basi della esistenza della nazione.
2. Amore e responsabilità: questo non è soltanto il titolo della fondamentale opera dell’attuale Pontefice Giovanni Paolo II, ma anche un problema fondamentale per il genere umano. La propaganda anticoncezionale si trova in aperto contrasto con l’amore responsabile. Purtroppo, talvolta, anche il Servizio Sanitario diventa strumento di questa triste propaganda; ciò si fa particolarmente doloroso e nocivo quando riguarda la gioventù minorenne, portando alla dissoluzione delle norme morali e alla falsificazione della visione umana della sfera dell’istinto procreativo. Ciò si fa particolarmente grave quando, frequentemente, si sperpera, in questi casi, l’autorità del medico, in spregio evidente della scienza medica e dell’etica professionale. Ciò diventa particolarmente pericoloso quando i medici trascurano di acquisire le conoscenze indispensabili per poter dare giusti consigli, specialmente circa i metodi di regolazione naturale delle nascite.
3. Elevata vocazione del medico è la difesa della vita e il ristabilimento della salute. Perciò è profondamente incompatibile con tale vocazione ogni azione tendente a distruggere la vita, sia nel grembo materno, sia sul letto di un moribondo, sia, infine, con ingerenze che possono danneggiare la vita che sta per nascere. Ricordiamo, però, che il ristabilimento della salute non può diventare un fine in sé stesso. Non si può porre tale fine al di sopra della persona stessa del malato. Ciò è particolarmente chiaro quando si tratta di un malato inguaribile: è vero che non è possibile ridargli la salute con i mezzi della medicina contemporanea, ma egli rimarrà sempre un paziente, una persona umana, desiderosa di aiuto e di stima. In tali situazioni di perplessità professionale, il medico viene messo alla prova come uomo e anche come cristiano. Il medico deve trovare da solo una risposta alla domanda angosciosa: «In che modo posso aiutare quest’uomo?». Infatti non esiste una risposta universale per tutti i casi. Ogni uomo, e, quasi, ogni situazione, sono fenomeni irrepetibili. Il cristiano, inoltre, dovrà sempre ricordare che egli è testimone di Cristo; che, con il suo comportamento, deve esprimere l’amore di Cristo; che egli crede davvero «la risurrezione della carne e la vita eterna», come ripetiamo nel Credo. Egli deve, conformemente alle proprie possibilità, preparare il malato alla morte, con tutto il rispetto per le convinzioni e la confessione di questi. Il medico deve fare anche ogni sforzo per rendere agevole al malato la possibilità di ricevere il conforto religioso mediante le visite del sacerdote della confessione dal malato professata.
4. Problema importante, nella nostra realtà, sono i rapporti che dominano tra i membri del Servizio Sanitario. Invece di mutua comprensione, di stima e di collaborazione, compaiono talvolta usanze estranee al cristianesimo e perfino alle società civili. I superiori sfruttano spesso la loro posizione privilegiata per costringere i subalterni a compiere azioni incompatibili con l’etica professionale e con le convinzioni personali di questi ultimi. Sono noti i casi in cui i direttori o i primari costringono i medici alla uccisione dei bambini non nati, dicendo loro che si tratta «soltanto di un intervento». In modo simile si comportano, talvolta, i medici nei confronti delle infermiere. La infedeltà alla vocazione, all’etica professionale e alle proprie convinzioni, provoca ripercussioni negative nei rapporti umani tra i lavoratori del Servizio Sanitario e, di conseguenza, esercita anche una influenza negativa sul trattamento dei pazienti. Particolarmente dolorosa è la corruzione – che talvolta si verifica – dei giovani medici e delle giovani infermiere. La loro buona volontà, la loro prontezza al sacrificio, i loro sublimi ideali, tutto questo viene spesso distrutto dai colleghi e colleghe più anziani, che commettono, in questo caso, il gravissimo peccato mortale di scandalo. Ricordiamoci che Cristo ha stigmatizzato i corruttori in modo particolarmente forte, dicendo: «Guai all’uomo per causa del quale avviene lo scandalo» (2). Perciò vi imploriamo: esaminate la vostra coscienza, abbandonate le pratiche indegne, date il buon esempio in tutte le circostanze dello svolgimento della vostra sublime vocazione medica!
A voi rivolgiamo, diletti lavoratori del Servizio Sanitario, le predette parole, perché siamo pieni di sincera preoccupazione per l’uomo e per la nostra nazione. Parliamo a voi in nome di Cristo. il quale «guariva le infermità umane». A noi, pastori della Chiesa, che ci curiamo del Regno di Dio, non sono estranee le preoccupazioni e le sofferenze degli uomini che pellegrinano in terra polacca. Tali preoccupazioni sono a vostro riguardo, esponenti del mondo medico: perciò speriamo che le nostre parole trovino comprensione tra voi e che contribuiscano alla salvezza della vita dei polacchi e alla tutela dell’uomo sofferente.
Benediciamo di cuore le vostre fatiche e tutti i vostri sacrifici.
Varsavia, 8 febbraio 1979
167ª conferenza dell’episcopato polacco
Firmato da:
il cardinale primate,
i metropoliti e i vescovi polacchi