Le parole d’ordine della Quaresima 2021 secondo Papa Francesco
di Michele Brambilla
Affacciandosi dal Palazzo apostolico per l’Angelus del 14 febbraio, Papa Francesco esclama: «è bella la piazza con il sole! È bella!». C’è anche un po’ di vento, che a certo punto lo costringe ad abbassare con le mani il drappo steso sotto la finestra dello studio.
Venendo al cuore del discorso per la preghiera mariana, «il Vangelo di oggi (cfr Mc 1,40-45) ci presenta l’incontro fra Gesù e un uomo malato di lebbra. I lebbrosi erano considerati impuri e, secondo le prescrizioni della Legge, dovevano rimanere fuori dal centro abitato» perché considerati contagiosi. «Gesù, invece, si lascia avvicinare da quell’uomo, si commuove, addirittura stende la mano e lo tocca», cosa rigorosamente vietata dalla Torah. Cristo, però, ha una Buona Novella da annunciare anche a quel malato: «tre parole che indicano lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. In questo episodio possiamo vedere due “trasgressioni” che si incontrano: la trasgressione del lebbroso che si avvicina a Gesù – e non poteva farlo –, e Gesù che, mosso a compassione, lo tocca con tenerezza per guarirlo – e non poteva farlo. Ambedue sono dei trasgressori. Sono due trasgressioni» a fin di bene, dalle quali deduciamo che una legge è legge solo se rispetta la dignità dell’uomo.
«E permettetemi qui», dice il Pontefice, «un pensiero a tanti bravi sacerdoti confessori che hanno questo atteggiamento: di attirare la gente, tanta gente che si sente niente, si sente “al pavimento” per i suoi peccati… Ma con tenerezza, con compassione… Bravi quei confessori che non sono con la frusta in mano, ma soltanto per ricevere, ascoltare, e dire che Dio è buono e che Dio perdona sempre, che Dio non si stanca di perdonare». Fin dall’Antico Testamento la lebbra peggiore non è, infatti, quella che intacca la pelle, ma il peccato, che appesantisce il cuore.
Stigmatizzare i malati è un peccato sociale: «fratelli e sorelle, anche oggi nel mondo tanti nostri fratelli soffrono per questa malattia, del male di Hansen, o per altre malattie e condizioni a cui è purtroppo associato un pregiudizio sociale. “Questo è un peccatore!”». Dio non manda le malattie per punire gli uomini, né pronuncia sentenze irrevocabili ai danni dei peccatori, come attesta ancora una volta, ricorda il Papa, il brano di Lc 7,36-50: la gente mormora di fronte alla donna che lava i piedi di Cristo nella casa del fariseo, ma Gesù comprende che si tratta di un atto penitenziale e la assolve. Francesco esorta: «guarda» in questa Quaresima (non si possono organizzare sfilate in maschera, ma siamo in pieno Carnevale) «come si è contaminato Dio per avvicinarsi a noi, per avere compassione e per far capire la sua tenerezza». Ripete ancora una volta: «mercoledì prossimo inizieremo la Quaresima. Sarà un tempo favorevole per dare un senso di fede e di speranza alla crisi che stiamo vivendo. E non voglio dimenticarmi le tre parole che fanno capire lo stile di Dio. Non dimenticare: vicinanza, compassione, tenerezza. Lo diciamo insieme? Vicinanza, compassione, tenerezza».
La festa dei santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli dell’Europa orientale e compatroni del Continente, induce il Papa a lanciare un nuovo appello missionario: «la loro intercessione aiuti a trovare vie nuove per comunicare il Vangelo. Non hanno avuto paura, questi due, di trovare vie nuove per comunicare il Vangelo. E che la loro intercessione accresca nelle Chiese cristiane il desiderio di camminare verso la piena unità nel rispetto delle differenze».
Un pensiero anche alla Colombia e, indirettamente, al Venezuela: «oggi, in particolare, mi associo ai vescovi della Colombia nell’esprimere riconoscenza per la decisione delle Autorità colombiane di implementare lo Statuto di Protezione Temporanea per i migranti venezuelani presenti nel Paese, favorendone l’accoglienza, la protezione e l’integrazione».
Lunedì, 15 febbraio 2021