« Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà”. Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: “Che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?”. Gli dicono: “Lo possiamo”. Ed egli disse loro: “Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato”. Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” » (Mt 20,17-28).
Questa è la terza volta in Matteo che Gesù predice ai discepoli la passione che avverrà a Gerusalemme (cfr. Mt 16,21 e 17,22-23) e questa volta è particolarmente dettagliato.
Ancora però gli apostoli faticano ad entrare in sintonia: « Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto » (Lc 18,34). Questo ci aiuta a capire che non è sufficiente dire le cose, anche tante e tante volte, per essere capiti, bisogna che dall’altra parte ci sia ascolto e uno degli ostacoli principali all’ascolto è la convinzione di sapere già quello che si sta ascoltando.
Quando si pensa di sapere già l’essenziale, si infilano nel nostro scaffale le cose che sentiamo; ogni scaffale ha le sue caselle e ogni casella la sua etichetta. Quando sentiamo qualcosa che non entra nelle nostre caselle o non corrisponde alle nostre etichette, semplicemente sparisce, perché non gli prestiamo attenzione.
Ecco perché Gesù spesso usa paradossi, parole forti, compie gesti insoliti: vuole scuotere, frantumare, rompere i nostri scaffali…