In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “ Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena “. (Gv 15, 9 – 11)
Spesso amiamo ciò che non abbiamo, quindi si tratta di amore di desiderio. I desideri possono essere tanti: una casa, un’auto, denaro, conoscenza. Secondo Platone sei tanto più grande, quanto più desideri. Se ami tanto Dio puoi diventare, una persona religiosa. Eppure la civiltà greca non seppe esprimere una religiosità diversa dal politeismo. Tanti dei, che mostravano spesso gli stessi limiti dell’uomo peccatore, anche perché secondo il pensiero greco, Dio non può amare l’uomo e il mondo, perché non abbisogna di nulla e non prova alcun desiderio. Il Dio di Platone è un Dio lontano dall’uomo. Non restava altro da fare che: “ Nascere a Betlemme “.
Il vangelo mostra il vero orizzonte del cuore del Padre: “ Dio infatti ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito “ (Gv 3, 16)
Dio sovrabbonda, eccede, è amore tracimante, sa creare dal nulla, per cui ama donando a chi non ha niente e colma ogni vuoto. Un discepolo di Cristo, crescendo nella sua conoscenza, ama sempre più, secondo un amore che non attende ricompense sulla terra. Ma intanto pregusta la vittoria finale, colmato nell’animo dalla presenza del “ Consolatore Ottimo “. L’amore del Signore che dobbiamo raggiungere, vivere e permanere, è questo. E’ amore del sacrificio, perché è bello abbattere tutto ciò che ci distanzia da Gesù, è un impegno che ci fa liberi. Anche la parola sacrificio comincia a starci stretta. E’ il “ dono di sé “, lo stesso del Signore Gesù, che esprime il cuore in cui Cristo vive.
I comandamenti di Dio non sono che la strada più breve per arrivare all’amore di Dio e proporlo a chiunque incontriamo nella nostra giornata.