In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “ Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Pàraclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato”. (Gv 16, 5 – 11)
Ci è dato il potere di diventare figli di Dio, se accogliamo il Suo divin figlio, come è scritto nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni. Lui si è incarnato anzitutto per combattere il peccato. Il senso del peccato è un grande dono del cielo. Una grande scansione tra vizi e virtù, è la prima debordante constatazione che segnalano i grandi convertiti. Cresce col progredire della nostra fede e con la conoscenza del Signore. E’ la grande verità che ci fa figli.
Siamo tutti d’accordo riguardo al peccato come offesa alla retta ragione anzitutto, ma poi va anche visto come offesa all’amore che Gesù ci mostra nel vangelo. Avvelena di morte la nostra vita. Ma, da affermare questo buon proposito, a viverlo veramente con questa avvertenza, l’abisso è grande e solo un dono della Spirito Santo può colmarlo. E’ come vedere il mondo con gli stessi occhi di Dio. Dovremmo essere consapevoli del male morale con la stessa vitalità con cui avvertiamo il disagio di qualunque male fisico. Malediciamo le malattie che ci colpiscono, chiedendo nel Padre Nostro di liberarci dal male, ma con più convinzione dovremmo maledire il peccato.
E’ il frutto della prima settimana degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, dove si medita il male e tutto quanto ne consegue. Il grande risultato è la consapevolezza del peccato come primo male da combattere.
E’ questa la più grande disgrazia di questo mondo, soprattutto in quell’annidarsi dovunque nella nostra mente di quell’autosufficienza, per cui non domandiamo e non lasciamo entrare la salvezza del signore Gesù, pensando di chiedere cose banali e di bastare a noi stessi. Quanta sofferenza legata alla solitudine e ai momenti di ferie e di festa. Se ti senti solo, chiedi pure alla Regina del cielo che ti faccia incontrare le persone di cui hai bisogno.
Se il tuo tempo libero è senza sapore, affida pure il tuo riposo al Salvatore Gesù, anche questo, che può sembrare secondario ma non lo è affatto. Tutto riceverà benedetta incarnazione, a partire da un’umile richiesta di salvezza.