“Nessuna grande fede attribuisce importanza al corpo umano come il Cristianesimo” (Mons. Timothy Verdon). Rivelazione e Redenzione si realizzano attraverso il corpo: e l’arte sacra lo rende manifesto.
di Mario Vitali
Fig. 1 “I progenitori “ Masolino da Panigale – Fig.2 “La cacciata dal Paradiso terrestre” Masaccio
Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.
Fin dalle sue origini il cristianesimo ha fatto ampio uso delle arti figurative, come una forma di catechismo, per diffondere il suo messaggio.
Il Card. Joseph Ratzinger nella sua Introduzione al Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica così si esprimeva: “Dalla secolare tradizione conciliare apprendiamo che anche l’immagine è predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. È un indizio, questo, di come oggi più che mai nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico.”
“Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Giov. 4,24)
Ci si può domandare come sia possibile che il Cristianesimo comunichi la sua fede in un Dio spirituale mediante l’immagine della carne umana.
Visitando le chiese restiamo colpiti dalla quantità di opere pittoriche e scultoree che mostrano i misteri della fede cristiana attraverso i corpi, immagini carnali spesso di un pronunciato realismo che smentiscono il luogo comune secondo il quale il cristianesimo è ostile al corpo e disprezza e punisce la carne. Il corpo è voluto e creato da Dio ed è “cosa buona”, a non essere buona è la conseguenza del peccato, ossia la corruzione e la morte del corpo.
Nella meravigliosa Cappella Brancacci, realizzata quasi interamente da Masaccio (1401-1428) e da Masolino da Panigale (1383-1447) e con un successivo contributo di Filippino Lippi (1457-1504), la visione della condizione umana attraverso l’immagine dei progenitori è rappresentata dalle opere dei due artisti. Masolino realizza l’affresco dove Adamo ed Eva sono presentati con i corpi nudi, belli, in posizione eretta, inondati di luce e il serpente che li osserva attento. Masaccio, sul lato opposto della Cappella di fronte all’opera di Masolino, dipinge la cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre, i corpi tendono a curvarsi, la loro bellezza affievolisce, la donna, che con le mani cerca di coprire la sua nudità, ha il volto contratto da una smorfia di dolore, l’uomo afferra la testa tra le mani disperandosi, il serpente scompare e un angelo con la spada chiude loro la strada del paradiso. (Figg. 1 e 2)
Spirito e corpo non sono elementi accidentali dell’uomo, ma gli elementi sostanziali della sua natura. Nessuna meraviglia, quindi, che il cristianesimo faccia appello anche al corpo per sottolineare che il nostro desidero ed il nostro amore cominciano proprio dalla carne.
Il Verbo fatto carne ha mostrato il suo amore facendosi trafiggere la carne, la trafittura della carne non è altro che la conseguenza dell’amore; dopo la Resurrezione questi segni permangono indelebili, eterni nel corpo del Risorto, perché l’amore non si cancella.
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (1571-1610), è l’artista che forse ha meglio espresso nell’arte lo spirito della Controriforma, che ha saputo trasferire nelle sue opere pittoriche la profonda necessità di vedere confermato che, anche dopo il peccato, il corpo è un amico per l’uomo, non un peso, una zavorra, da cui liberarsi.
Tra le sue opere quella che porta a tema la trasmissione della fede attraverso la carne è “Incredulità di San Tommaso” realizzata all’incirca tra il 1600 e il 1601 e conservata nella Bildergalerie di Postdam in Germania.
Caravaggio si discosta dall’iconografia consolidata, caratterizzata da un simbolismo un poco rarefatto e concentra la sua forza espressiva nella materialità del gesto.
Osservando l’opera colpisce il contrasto tra la luce che sembra irradiarsi dal corpo stesso di Cristo e che illumina anche le figure che lo accostano, e il cupo ambiante circostante. Delle tre figure che circondano Gesù è riconoscibile quella di Tommaso che, nell’intenzione di Caravaggio, evoca il brano del Vangelo di San Giovanni (Giov. 20, 26-28) dove si narra appunto dell’incredulità dell’apostolo. Le mani dei due protagonisti sono come intrecciate, quelle di Tommaso cercano la carne ferita, ma sono quelle di Gesù che portano la mano rozza e sporca dell’apostolo direttamente nel costato lacerato. Tommaso appare rapito dallo stupore, il contatto con la carne dell’uomo risorto e presente in carne ed ossa davanti a lui gli farà esclamare “Mio Signore e mio Dio!”. Dunque il contatto con il corpo diventa il veicolo della rivelazione.
Le altre due figure sono anonime, come Tommaso raffigurano uomini rozzi e sporchi, la loro miseria è manifesta negli abiti malconci e lacerati, ed è a questi che Gesù risorto si rivela: nessuna sozzura, nessuna miseria, escludono dal contatto con il Signore.
Scrive San Giovanni nella sua prima lettera “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita……, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.”(1 Gv 1-1,3).
Così, nell’Incarnazione, attraverso il corpo, si è rivelata la Misericordia, il Paradiso e la terra si sono incontrati.
Sabato, 22 maggio 2021