In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!» (Mt 5,20 – 26).
L’Antico Testamento accenna frequentemente all’ira di Dio contro l’umanità o il Suo popolo. Accadde al tempo di Noè, più volte anche al tempo dell’Esodo e successivamente, innanzi all’infedeltà di Israele. L’apologeta cristiano Lattanzio (250 ca.-317 ca.) scrisse un libro in cui si discute di questo tema, il De ira Dei (313). Spesso, di fronte ad una mancanza degli uomini che merita di essere punita, qualcuno dice che essa «grida vendetta al cospetto di Dio».
Siamo chiaramente innanzi ad una espressione analogica: Dio, certo, non subisce gli effetti (peccaminosi) della passione dell’ira, come accade a noi uomini. E’ inconciliabile che Dio, puro atto di perfezione assoluta, possa subire alterazioni, inconciliabili con la vita divina. Riguardo all’ira, tanto si è scritto, anche nella filosofia greca, che sempre la annovera tra i vizi più pericolosi perché il suo effetto è accecante. L’uomo, in preda all’ira, spesso distrugge tutto quanto gli capiti tra le mani, qualunque cosa intralci il suo cammino. Quanti omicidi vengono commessi a causa di questo accecamento!
Il collerico si lascia facilmente assalire dall’ira, ma non deve assolutamente scendere a compromessi con questa passione. E’ nostro dovere dominare questo istinto, che porta sempre ad amari pentimenti per quanto si è fatto e proferito, o gli enormi condizionamenti che hanno alterato il giudizio sulla persona. Chi non provvede a riguardo, presto o tardi nuocerà al prossimo, anche senza giungere a gesti estremi, e sarà diffidato per la sua aggressività. Come tutti salmi finiscono in gloria, così il rimedio all’ira porta ad una grande elevazione. Come si rimedia all’ira? Mediante un atto “di Vangelo” radicale: prega per chi ritieni tuo avversario. Prega per il tuo nemico! Così facendo, agirai proprio come Gesù Cristo. La preghiera per il nemico è il grande mezzo per vincere l’ira nei confronti di chi ti genera avversione, ed è un atto di misericordia che troviamo solo nel Vangelo.