Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,
la loro discendenza in mezzo ai popoli.
Coloro che li vedranno riconosceranno
che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti (Is 61,9 – 11).
Il paragone scelto dal profeta Isaia coglie e puntualizza l’atteggiamento interiore di Maria: «Come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti». Maria è il primo segno della giustizia di Dio su questa terra. E’ lei la prima creatura nella quale il Signore fa convergere tutto quello che è l’orientamento del cuore umano verso un desiderio di salvezza che si estende a tutta l’umanità. Il “sì” di Maria alla volontà di Dio, nell’obbedienza della fede, si ripete lungo tutta la sua vita, fino al momento più difficile, quello della croce di Gesù.
Davanti a tutto ciò, possiamo chiederci: come ha potuto vivere Maria questo cammino innanzi al Figlio con una fede così salda, anche nell’oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. Nell’Annunciazione, ella rimane turbata ascoltando le parole dell’angelo – è il timore che l’uomo prova quando viene toccato dalla vicinanza di Dio –, ma non è l’atteggiamento di chi ha paura davanti a ciò che Dio può chiedere. Il termine usato per indicare la riflessione di Maria, innanzi alla proposta di Dio è “dielogizeto” (voce del verbo greco dialego, “parlare, spiegare, avere relazione”), che ha la stessa radice della parola “dialogo”. Questo significa che Maria entra in intimo rapporto con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera secondaria a nulla, ma foriera di grazia per sé e per il mondo intero.
La lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore, raccoglie in unità ogni facoltà e pone insieme, addestrata ad uno sguardo sacrale su tutto ciò che accade intorno a sé. Così trae una comprensione che solo la fede può dare. Accoglie anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Lui ad aprirle il cuore. Questa lettura è un inno di gioia: io vorrei che noi tutti avessimo lo stesso stato di esultanza che possedeva Maria. Possiamo avere lo sguardo triste perché soffre la nostra anima, ma portiamo sul viso un sorriso evidente a tutti perché il nostro spirito è sereno. Quello che è mirabile nell’esistenza cristiana è che le due realtà possono essere compresenti: possiamo partecipare al pianto di tutti e, tuttavia, provare gioia grande in Dio, nostro Salvatore. Il pianto mi dà la possibilità di vivere il dolore del fratello, l’abbattimento di chi non ha speranza, l’oppressione di chi è oppresso, ma, nel medesimo tempo, nulla ci impedirà mai di gioire nel nostro Signore Onnipotente.