Breve itinerario alla scoperta del Volto dei volti
di Mario Vitali
“Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto.” (Salmo 28, 8).
L’invocazione del salmista esprime l’aspirazione dei popoli che fin dalle origini hanno cercato il volto dell’Assoluto esprimendone gli attributi in forme umane.
Il popolo eletto è stato preservato dal politeismo tramite il divieto di rappresentare le cose del Cielo. Il clima aniconico della cultura ebraica ha condizionato anche il cristianesimo dei primi secoli. Ma, sebbene l’aspetto esteriore di Gesù non sia l’elemento essenziale della rivelazione, non si può tuttavia trascurare il fatto che il Verbo incarnandosi ha mostrato se stesso anche sotto l’aspetto della corporeità. L’uomo composto di anima e corpo è l’immagine di Dio e la corporeità dell’uomo viene nobilitata dall’Incarnazione del Verbo poiché “il Figlio di Dio è entrato nel mondo delle realtà visibili” (San Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti del 4 aprile1999)
Del volto di Gesù, come noto, non esistono descrizioni nei testi sacri e neppure raffigurazioni coeve, è possibile, però, trovare “indizi” sia scritturali che di fonti apocrife che possono avere contribuito a formarne una iconografia plausibile.
Dunque, che aspetto aveva Gesù? Era bello o brutto? Alto o basso? Portava capelli e barba lunghi o corti?
Nel corso del tempo vediamo formarsi almeno due modelli iconografici. Quello che si ispira all’arte romana che prende come riferimento la figure di Apollo e altri modelli dell’arte classica, dove Gesù viene rappresentato molto giovane e senza barba. Le prime immagini figurative hanno caratteri ellenistici e allegorici come quella del Buon Pastore (Fig. 1).
Fig. 2 Busto di Gesù sec. V – Catacombe di Commodilla – Roma
Fig. 3 La più antica icona raffigurante Cristo Pantocratore (VI secolo). Monastero di Santa Caterina, Sinai (Egitto)
Dal IV secolo, dopo l’editto di Costantino che permetterà ai cristiani di praticare pubblicamente e liberamente il culto, si affermerà una fisionomia propria ispirata al Gesù rappresentato nell’affresco delle catacombe di Commodilla (Fig.2) e che darà origine all’immagine dell’uomo con la barba e i capelli lunghi che sono il segno, nella tradizione ebraica, dell’uomo consacrato (nazireo) e che si consoliderà e rimarrà inalterata nei secoli (Fig.3). Quindi dal IV secolo, si affermerà e resterà costante nell’espressione artistica il Volto di Gesù con la barba. Non è da escludere che questo modello abbia subito l’influenza del mandyllion (Fig. 4) il telo sindonico che sembra confermare i canoni della iconografia che si è consolidata a partire dal IV secolo.
Tutto l’antico testamento prepara la figura di Gesù e, così, possiamo vedere in controluce Gesù nei personaggi dell’antico testamento che lo prefigurano.
Il più importante è il re Davide della cui stirpe Gesù è discendente. Di Davide nelle scritture si dice che era bello di aspetto e con i capelli chiari (1° libro di Samuele cap. 16, 12). Oppure quella di Mosè che la madre “vide bello” (Esodo 2,2)
Il Salmo 44,3 così recita: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia”
Anche San Luca (LC 11,27-28) allude alla bellezza del Signore “Mentre egli parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: ”Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte”. Ma egli disse “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Così commenta il card. Giacomo Biffi (1928-2015) questi versetti del Vangelo: “Questo sconosciuta ammiratrice, che non sa frenare l’entusiasmo e addirittura interrompe il discorso del Signore, ci regala un indizio non trascurabile circa il fascino che il giovane profeta di Nazaret doveva esercitare con la sua prestanza e avvenenza. Lo desumiamo tra l’altro dai termini molto “corporei” in cui l’elogio si esprime e soprattutto dalla risposta di Gesù che invita a una più pertinente attenzione alla parola di Dio“ (Giacomo Biffi, Gesù di Nazaret, Elledici 2000).
Tra le fonti apocrife si può trovare la descrizione di Gesù che ne fa un funzionario romano (Publio Lentulo), il documento è controverso e viene ricondotto ad una descrizione tratta dal cosiddetto “Testimonium Flavianum” attributo a Flavio Giuseppe (37ca-100ca), Lentulo così descrive Gesù: “E’ un uomo dalla statura alta, ben proporzionata, dallo sguardo improntato a severità. I suoi capelli hanno i colori delle noci di Sorrento molto mature e discendono dritti quasi fino alle orecchie, dalle orecchie in poi sono increspati e ricci, alquanto più chiari e lucenti ondeggianti sulle spalle. La sua fronte è liscia e serenissima, il suo viso non ha né rughe né macchie ed è abbellito da un rossore. Il naso e la bocca sono perfettamente regolari. Ha la barba abbondante, dello stesso colore dei capelli: non è lunga e sul mento è biforcuta. Il suo aspetto è semplice e maturo. I suoi occhi sono azzurri, vivaci e brillanti”.
Dal X secolo, in Occidente, gli artisti saranno incoraggiati a raffigurare la vita e gli aspetti umani di Gesù, come lo vediamo nel ciclo di Giotto (1267-1337) nella cappella degli Scrovegni a Padova.
Il Rinascimento italiano, marcatamente antropocentrico, vede nell’opera di Michelangelo Buonarroti (1475-1564) l’immagine di Cristo di una sfolgorante bellezza umana, mentre l’epoca barocca sarà caratterizzata da una rinnovata spiritualità e sarà permeata da un forte anelito verso il trascendente che troverà nell’opera di Caravaggio (1571-1610) la sua più elevata espressione artistica (Fig.5)
Qual è dunque il vero volto di Cristo? E’ quello glorioso perché Cristo è Dio ed è la perfetta immagine del Padre, chi vede il suo volto vede il Padre. “Signore mostrami il tuo Volto” è la preghiera del credente, di colui che sa che il Volto di Dio quando ci guarda ci benedice perché Dio è l’amore che benedice.
Sabato, 3 luglio 2021