XVI domenica del Tempo ordinario
(Ger 23, 1 – 6; Sal 22; Ef 2, 13 – 18; Mc 6, 30 – 34)
Tra gli aspetti che possono stupire del Vangelo, vi sono i momenti di piena solitudine, trascorsi in luoghi veramente idonei al raccoglimento, che Gesù cercava con regolare perseveranza, assieme ai suoi Apostoli. Le folle che andavano alla ricerca del Salvatore e dei suoi discepoli erano enormi: possiamo tranquillamente ipotizzare che fossero nell’ordine di qualche migliaio. Gesù sempre si commuove e dedica loro una parte non secondaria del suo tempo. E’comunque assai attento a non lasciarsi travolgere dall’attivismo e dall’apostolato frenetico. La sua giornata è scandita dagli incontri con la gente, ma anche dall’intimità con gli Apostoli, in posti impervi, idonei a garantire silenzio e raccoglimento.
Non mancava neppure una chiara dimensione amicale. Frequentava assiduamente la casa dell’amico Lazzaro ed è evidente nel Vangelo il profondo legame con Giovanni, «il discepolo che Gesù amava» (Gv 19,26). Eppure ebbe solo tre anni di tempo per compiere una grande missione.
E’ magistrale l’uso del tempo di nostro Signore Gesù Cristo: la qualità del nostro uso del tempo e, quindi, della vita spirituale dona una vita autentica ai nostri giorni.
Ciò che impressiona di più è lo spazio dedicato alla preghiera. Cristo non si accontentava dei momenti diurni del pio israelita, ma utilizzava anche parte della notte. Questo lasciva attoniti i discepoli, che ad un certo punto chiesero a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare».
Non credo che pregasse solo per gli altri, come se Lui non ne avesse bisogno. Sappiamo, invece, che Egli pregava anche per se stesso. All’inizio della sua missione affronta il tentatore nel deserto e supera ogni inganno tramite il digiuno e la preghiera. Nei tre anni del suo incredibile apostolato, lo vediamo sempre pregare nei momenti più importanti. Durante la Passione prega in modo assai intenso, rimane magnificamente vicini al Padre e muore pregando. Se Gesù, che è Dio, aveva bisogno di una preghiera incessante, come potremo farne a meno noi?
Anche Gesù doveva ricostruire ogni giorno, nel santuario del suo cuore, quell’intimità con il Padre che la fatica quotidiana in mezzo agli uomini finiva inevitabilmente per compromettere. Nella nostra situazione di pellegrini nel mondo, la mente è spesso travolta dalle cose terrene e il cuore oppresso dagli affanni della vita, per questo è indispensabile riportare mente e cuore alle sorgenti della luce e della pace, affinché il nostro agire sia pieno di sapienza e di efficacia.
Noi viviamo in una civiltà in cui domina il culto dell’azione e dell’efficienza. Si ritiene la preghiera un tempo perso e a essa si riservano spazi sempre più ristretti. Eppure, se osserviamo la vita dei santi, ne restiamo impressionati: erano uomini di orazione e, contemporaneamente, formidabili “realizzatori”. Le loro opere sfidano i secoli. Se prima di agire non scruti la divina volontà e i passi che essa ti indica giorno dopo giorno, rischi di correre invano. Il Salmo afferma che se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori. Questo vale soprattutto per l’edificio della tua vita: non puoi costruirla a casaccio, per tentativi, provando qua e là. Devi innanzitutto capire il disegno di Dio, e questo ti è possibile solo nell’intima comunione con Lui. Poi devi realizzarlo nelle sue tappe, chiedendo luce e forza per ogni passo. In questo modo non giri a vuoto e in poco tempo puoi realizzare cose grandi, perché se tu sei con Dio, Egli è con te e benedice il tuo lavoro.
La preghiera, intesa nella sua alta concezione di unione con Dio, deve precedere il lavoro perché risulti un’opera ben fatta, degna di essere offerta a Dio, anche se è piccola secondo le misure del mondo. Ma la preghiera deve essere anche il tuo riposo: molti fanno fatica a capire che la preghiera è il vero riposo, perché essa sola è in grado di ricostruire le energie dell’anima. Molti pensano a tanti rimedi umani come le distrazioni dei mass-media, ma dalle ore trascorse innanzi alla televisione tante volte ne usciamo con la sensazione di aver perso molto tempo utile senza arrivare a nulla di buono. La stanchezza è anzitutto dissipazione dell’anima e angoscia sottile nel cuore, e solo minima parte vero affaticamento fisico. Quante volte si ritorna dalle ferie più stressati e più nervosi di quando si era partiti? Una grazia da chiedere è quella di imparare a riposarsi davvero, elevando l’anima a Dio e, quindi, santificando il riposo. Soprattutto a fine giornata serve raccogliersi in Gesù, rivedere, gustare e fare memoria del bene fatto durante tutta la giornata, perché uno dei mali post-peccato originale, che appesantiscono la vita interiore, è la tendenza a dimenticare il bene compiuto e a ingigantire il male, che sempre avvertiamo più del bene. Con l’esame di coscienza serale si diventa un’anima raccolta che gusta il presente, sempre più cosciente e conforme alla volontà di Dio.
La vita pubblica di Gesù era centrata sulla preghiera ed Egli stesso ha trasformato i suoi Apostoli in uomini di orazione. Pensare di poterne fare a meno è un grave errore, di cui si avvertono rapidamente le conseguenze pratiche. Penso all’attivismo di certe parrocchie/gruppi, dove si lavora molto, ma si prega poco: i risultati sono parole scritte sulla sabbia! Dispiace che tanta fatica finisca in nulla, quando non sia addirittura controproducente. Gesù è assolutamente esplicito quando afferma: «Senza di me non potete fare nulla».
Più stai vicino a Gesù, più abbondano i frutti. Al mattino, la prima cosa da mettere in atto è non lasciarsi prendere dalla frenesia del fare. Cerca Dio, affidagli la tua giornata affinché Lui la salvi, guidando le tue opere. Lungo il corso della giornata ricostruisci incessantemente la tua unione con Dio, che spesso il contatto col mondo offusca. Se ogni tuo incontro, ogni tua azione, ogni tua decisione verranno da una riflessione profonda, come merita un cuore battezzato dove abita lo Spirito di Gesù, la tua giornata diverrà un poema d’amore per il tuo Dio, a cui segue il migliore, autentico riposo al termine delle opere compiute nel nome del Signore.
Domenica, 18 luglio 2021