«Chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11)
di Michele Brambilla
Il 15 agosto Papa Francesco, affacciandosi per l’Angelus, afferma che «oggi, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Cielo, nella liturgia campeggia il Magnificat. Questo cantico di lode è come una “fotografia” della Madre di Dio. Maria “esulta in Dio, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (cfr Lc 1,47-48)».
Come ricorda il Papa, «la parola “umiltà” deriva dal termine latino humus, che significa “terra”. È paradossale: per arrivare in alto, in Cielo, bisogna restare bassi, come la terra! Gesù lo insegna: “chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11)». Precisa: «Dio non ci esalta per le nostre doti, per le ricchezze, per la bravura, ma per l’umiltà; Dio è innamorato dell’umiltà. Dio innalza chi si abbassa, chi serve. Maria, infatti, a sé stessa non attribuisce altro che il “titolo” di serva: è “la serva del Signore” (Lc 1,38). Non dice altro di sé, non ricerca altro per sé», pur essendo destinataria di privilegi straordinari come l’essere Immacolata.
«Oggi allora possiamo chiederci, ognuno di noi, nel nostro cuore: come sto a umiltà? Cerco di essere riconosciuto dagli altri, di affermarmi ed esser lodato oppure penso a servire? So ascoltare, come Maria, oppure voglio solo parlare e ricevere attenzioni? So fare silenzio, come Maria, oppure chiacchiero sempre? So fare un passo indietro, disinnescare litigi e discussioni oppure cerco sempre solo di primeggiare? Pensiamo a queste domande», ripete il Pontefice: «come sto a umiltà?».
Maria, l’Immacolata, la Madre sempre Vergine, l’Assunta, la Regina, non si auto-esaltò mai, ma ogni suo gesto parlava di Dio. Nell’Anno Dantesco non si può non ricordare che «il poeta Dante definisce la Vergine Maria “umile e alta più che creatura” (Paradiso XXXIII, 2). È bello pensare che la creatura più umile e alta della storia, la prima a conquistare i cieli con tutta sé stessa, in anima e corpo, trascorse la vita per lo più tra le mura domestiche, nell’ordinarietà, nell’umiltà. Le giornate della Piena di grazia non ebbero molto di eclatante», perlomeno agli occhi dei contemporanei: si sbagliavano di grosso, così come sbagliamo noi quando denigriamo eccessivamente la nostra vita quotidiana e misconosciamo i nostri talenti. «È un grande messaggio di speranza per ognuno noi», sottolinea il Papa: «per te, che vivi giornate uguali, faticose e spesso difficili. Maria ti ricorda oggi che Dio chiama anche te a questo destino di gloria. Non sono belle parole, è la verità».
Vale la pena ripeterselo mentre si assistono a nuove tragedie come il terremoto di Haiti, per le cui vittime Francesco invita a pregare un’Ave Maria. L’invito alla preghiera si trasforma nel consiglio di visitare, il 15 agosto, un santuario mariano, come vuole la tradizione popolare: ai romani suggerisce caldamente la basilica di S. Maria Maggiore, dove è conservata l’icona della Salus Populi Romani.
Il Papa non può ignorare che si è nel giorno in cui i talebani, in Afghanistan, stanno sferrando l’attacco finale ai governanti filo-occidentali: «mi unisco all’unanime preoccupazione per la situazione in Afghanistan. Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo».
Sono tante le croci di quest’epoca di passaggio, ma davanti al cattolico continua a risplendere il segno di speranza certa di un’umile donna galilea che partecipa al trionfo invincibile del Figlio risorto.
Lunedì, 16 agosto 2021