Le celebrazioni pomeridiane della parrocchia tridentina illustrate da Angelo Inganni
di Michele Brambilla
Il pittore Angelo Inganni (1807-80), a cui Milano ha dedicato un piazzale dotato di stazione della MM1, dipinse diverse vedute, sia interne che esterne, del Duomo di Milano. Sono immagini preziosissime, che ci restituiscono non solo l’indubbia bellezza dell’edificio, ma anche il clima e i costumi dei milanesi di 200 anni fa.
All’epoca (ma era così fino agli anni Sessanta del Novecento) la domenica pomeriggio era scandita, in tutte le parrocchie ambrosiane, dalla catechesi, rivolta ad ogni fascia d’età. L’ora di catechismo era conclusa dal canto solenne dei vesperi e dalla benedizione eucaristica. Il catechismo parrocchiale era chiamato fin dai documenti dell’epoca tridentina “Dottrina Cristiana”, tanto che nel dialetto milanese si usa ancora l’espressione «andàa a Dutrina». La parrocchia del Duomo non faceva eccezione. La “Dutrina” era spesso spiegata dallo stesso arcivescovo, che prendeva parte ai vesperi.
Il quadro di Inganni è del 1844 e ritrae in maniera quasi fotografica proprio il momento della funzione pomeridiana. Siamo negli anni in cui è arcivescovo il card. Carlo Gaetano Gaisruck (1818-46), austriaco, chiamato a ricostruire l’arcidiocesi di Milano dopo decenni di furore giacobino-napoleonico.
Possiamo ammirare nel dipinto ad olio l’assetto tridentino, voluto dallo stesso san Carlo Borromeo (1538-84), del presbiterio del Duomo, con il grande altare maggiore coperto dal padiglione, il grande tendaggio che prima del Concilio Vaticano II (1962-65) sottolineava nelle chiese ambrosiane la presenza del SS. Sacramento e cambiava colore a seconda del tempo liturgico. Osservando il colore del padiglione e confrontandolo con altri particolari dell’arredo liturgico è quindi possibile risalire al mese, se non al giorno nel quale si è svolta la scena raffigurata. Il padiglione è rosso, quindi siamo o in Settimana Santa o nel Tempo dopo la Pentecoste: se l’assenza di fiori e busti-reliquiario sugli altari farebbe propendere per la prima, le ante spalancate degli organi del Duomo certificano che ci si trova in un altro periodo. Le portelle dell’organo venivano accostate, infatti, solo in Quaresima, mentre i paramenti rossi vengono utilizzati nel rito ambrosiano anche da Pentecoste (maggio/giugno) alla Dedicazione (terza domenica di ottobre). L’abbigliamento un po’ pesante dei fedeli spinge a propendere per la seconda metà di settembre o l’inizio di ottobre, quando non ci sono grandi feste liturgiche e sugli altari sono esposti, di norma, solo i candelieri.
In quale momento della celebrazione ci troviamo? Scorgiamo i canonici del Duomo e i chierici del Seminario (riconoscibili per la mantella rossa sulle spalle) nell’atto di scendere le scale del presbiterio “in formazione” (aguzzando la vista si noterà che il primo chierico a sinistra impugna il turibolo): la benedizione finale è già stata impartita e stanno tutti tornando in sacrestia. Alcuni chierici, in cotta, sciamano per il transetto a due a due, discorrendo tra loro. Gran parte dei fedeli laici sono, invece, ancora seduti, ma una mamma si avvia all’uscita con i suoi bambini e un uomo sta salutando il SS. Sacramento con la genuflessione. Il deflusso dei fedeli avviene con calma, con molta compostezza. Due pellegrini, sulla sinistra, sembrano invece appena arrivati e si inginocchiano sul pavimento: la donna ha in testa la coroncina in metallo del costume tradizionale dei contadini lombardi, mentre il marito porta sulle spalle quella che sembra una stampella (chiede una grazia a san Carlo o a Maria Nascente, patrona del Duomo?). Qualcuno li guarda con curiosità: in mezzo ad una folla di borghesi cittadini, i due agricoltori sembrano quasi dei forestieri. Probabilmente l’organista del Duomo sta suonando il canto finale o ha iniziato a improvvisare. La musica avvolge tutti i presenti come la calda luce solare, che penetra dalle vetrate di sud-ovest. Fissando l’opera e immaginando di entrarvi, sembra quasi di sentirlo.
Sabato, 23 ottobre 2021