Il genio dell’arte si inchina e rende omaggio all’umiltà della Sua Serva
di Mario Vitali
Presso la Galleria degli Uffizi di Firenze è custodito uno trai capolavori più significativi di Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (1444/5 – 1510), universalmente conosciuto con il nome di Sandro Botticelli, pittore fiorentino tra i più rappresentativi del Rinascimento italiano, si tratta di un tondo, tempera su tavola, realizzato indicativamente tra il 1481 e il 1485 di committenza incerta, chiamato “La Madonna del Magnificat”. L’opera è stata acquistata dagli Uffizi nel 1784 da un collezionista privato.
Il dipinto rappresenta la Madonna che, con il Bambino sulle ginocchia, attinge con la penna al calamaio per scrivere l’inno conosciuto con il nome di “Magniicat”, riportato nel Vangelo di Luca (1,46-55), su un libro sostenuto dagli angeli, è l’inno proclamato dalla Vergine nell’incontro con Santa Elisabetta che, nella rappresentazione di Botticelli, segue il cantico di Zaccaria (LC 1,68-79) chiamato “Benedictus”, presente nella pagina del libro posta a sinistra nel dipinto. Il Bambino sembra guidare la mano della Madre mentre leva lo sguardo al Cielo. Maria è bellissima ed elegante, la sua figura è coperta da un ricco manto blu, colore che richiama la divinità e che nell’antichità era anche il simbolo della regalità, mentre la veste semicoperta dal mantello è rossa a significare l’umanità.
Nessun elemento del dipinto è casuale o finalizzato alla realizzazione di un’opera di esclusiva bellezza estetica, che certamente è presente in tutte le opere dell’artista sempre orientato alla ricerca della bellezza assoluta che è riflessa dalla divinità.
La parte altra del dipinto vede il sole illuminare la corona di stelle che gli angeli sostengono sopra il capo di Maria.
Il Bambino, posto nella parte bassa dell’opera tiene tra le mani, insieme alla Madre, una melagrana. Nel dipinto la melagrana è l’elemento più piccolo, ma è, forse, il più ricco di significati.
Nell’Antico Testamento questo frutto è richiamato in molti libri, Deutoronomio, Numeri, Esodo, Siracide, Geremia, ed è presente anche nel Nuovo Testamento, essa è segno di abbondanza, è simbolo sacerdotale, è segno di purezza. Nell’iconografia artistica la melagrana significa fecondità, abbondanza, regalità. I grani rossi richiamano le gocce di sangue che prefigurano il sacrificio di Gesù.
Verso il 1487 Bottocelli realizzò un’altra opera chiamata “Madonna della melagrana” custodita anch’essa presso la Galleria degli Uffizi.
Il motivo pittorico richiama il precedente del Magnificat ma, ad uno sguardo attento, in quest’opera all’interno del frutto l’artista ha rappresentato l’anatomia di un cuore umano. Questa scoperta la si deve ad un chirurgo italiano, esperto di medicina dell’arte, il dr. Davide Lazzeri che lo rivela nello studio pubblicato su “Interactive CardioVascular and Thoracic Surgery” secondo il quale “La disposizione dei semi e dei setti nel frutto sbucciato disegna i due atri del cuore, i due ventricoli e il tronco polmonare principale”.
Entrambe i dipinti sono realizzati in tondo, Il cerchio che li racchiude è simbolo di unione, armonia e compiutezza.
La Madre e il Bambino uniscono le loro mani sul frutto che nasconde un cuore segno di un accordo perfetto tra Dio e la donna prescelta, si potrebbe forse dire che essi sono uniti da un unico cuore.
“L’anima mia magnifca il Signore…. d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Nella sua “Vita di Gesù Cristo” Giuseppe Ricciotti scriveva “Si poteva immaginare una predizione più “inverosimile” di questa? Era circa l’anno 6 a.C., e una fanciulla di neppure 15 anni, sprovvista di beni di fortuna e d’ogni altro titolo sociale, sconosciuta ai suoi connazionali e dimorante in un villaggio egualmente ad essi sconosciuto, proclamava fiduciosamente che la chiameranno beata tutte le generazioni.”
Si chiede ancora Ricciotti se, trascorsi oltre venti secoli, l’umanità abbia esaltato più Lei o gli arbitri delle sorti del mondo. Il riscontro alla sua predizione, limitandoci al solo campo artistico, è un autentico trionfo di Maria. I più grandi artisti di ogni epoca Le hanno reso omaggio con opere di bellezza straordinaria. I ritratti della Vergine non incutono timore, la quantità di opere d’arte che la ritraggono sono rivolte a tutti, colti o ignoranti, credenti o non credenti, che non possono che rimanere rassicurati nell’osservare la sua bellezza e la sua grazia che altro non sono che il riflesso della bellezza e della grazia di Dio.
L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, / mio salvatore, / perché ha guardato ‘umiltà della sua serva. / D’ora in poi tutte le generazioni / mi chiameranno beata. / Grandi cose ha fatto in me / l’Onnipotente e santo è il suo nome: / di generazione in generazione / la sua misericordia / si stende su quelli che lo temono. / Ha spiegato la potenza del suo braccio, / ha disperso i superbi nei pensieri / del loro cuore; / ha rovesciato i potenti dai troni, / ha innalzato gli umili; / ha ricolmato di beni gli affamati, / ha rimandato i ricchi a mani vuote. / Ha soccorso Israele, suo servo, / ricordandosi della sua misericordia, / come aveva promesso ai nostri padri, / ad Abramo e alla sua discendenza, / per sempre. / Amen
Sabato, 4 settembre 2021