La Madonna Addolorata ci insegna una fede che sa compatire il dolore dei fratelli senza anestetici, senza scorciatoie, opponendosi profeticamente alla cultura della morte, nuovamente denunciata dal Santo Padre
di Michele Brambilla
Mercoledì 15 settembre l’udienza generale è sostituita dalla grande Messa celebrata da Papa Francesco presso il santuario nazionale slovacco di Šaštin, nel corso del suo viaggio apostolico in Ungheria e Slovacchia. Il santuario è intitolato alla Madonna Addolorata, pertanto il Pontefice mette a fuoco proprio la figura di Maria e la sua fede. «Anzitutto, la fede di Maria è una fede che si mette in cammino», puntualizza nell’omelia: «la fanciulla di Nazaret, appena ricevuto l’annuncio dell’Angelo, “si mise in viaggio verso la montagna” (Lc 1,39), per andare a visitare e aiutare Elisabetta, sua cugina. Non ritenne un privilegio l’essere stata chiamata a diventare Madre del Salvatore; non perse la gioia semplice della sua umiltà per aver ricevuto la visita dell’Angelo; non rimase ferma a contemplare sé stessa, tra le quattro mura di casa sua. Al contrario, Ella ha vissuto quel dono ricevuto come missione da compiere; ha sentito l’esigenza di aprire la porta, uscire di casa; ha dato vita e corpo all’impazienza con cui Dio vuole raggiungere tutti gli uomini per salvarli con il suo amore».
Maria diventa così modello di una fede missionaria, perpetuamente in cammino «e, camminando, voi vincete la tentazione di una fede statica, che si accontenta di qualche rito o vecchia tradizione, e invece uscite da voi stessi, portate nello zaino le gioie e i dolori, e fate della vita un pellegrinaggio d’amore verso Dio e i fratelli. Grazie per questa testimonianza! E per favore, restate in cammino, sempre. Non fermarsi», perché il “tanfo di sacrestia” chiusa fa ammalare. Ancora una volta, meglio una Chiesa “incidentata” di una “sicura” perché immobile. Questo, però, non significa buttare a mare i tesori della dottrina cattolica o ridursi ad una pastorale sempre più povera di contenuti, perché «quella di Maria è anche una fede profetica. Con la sua stessa vita, la giovane fanciulla di Nazaret è profezia dell’opera di Dio nella storia, del suo agire misericordioso che rovescia le logiche del mondo, innalzando gli umili e abbassando i superbi (cfr Lc 1,52)». Di fronte alla mondanità occorre armarsi della necessaria parresia: «non dimentichiamo questo: non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita. Non si può. Gesù è segno di contraddizione. È venuto a portare la luce dove ci sono le tenebre, facendo uscire le tenebre allo scoperto e costringendole alla resa. Per questo le tenebre lottano sempre contro di Lui. Chi accoglie Cristo e si apre a Lui risorge; chi lo rifiuta si chiude nel buio e rovina sé stesso». Il Papa precisa: «non si tratta di essere ostili al mondo, ma di essere “segni di contraddizione” nel mondo. Cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo. Che sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono; che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella società ci si divide e si è ostili; che diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietà, laddove prevalgono spesso gli egoismi personali, gli egoismi collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte», come nel nostro Occidente.
Cosa si può fare per questa umanità ferita? Maria è anche Madre dell’autentica compassione: «la sua fede è compassionevole. Colei che si è definita “la serva del Signore” (cfr Lc 1,38) e che, con premura materna, si è preoccupata di non far mancare il vino alle nozze di Cana (cfr Gv 2,1-12), ha condiviso con il Figlio la missione della salvezza, fino ai piedi della Croce». Se Gesù fu trafitto dai chiodi e dalla lancia, la Madonna venne trafitta nell’anima da una spada spirituale ugualmente dolorosa. «E Maria Addolorata», sottolinea il Pontefice, «sotto la croce, semplicemente rimane. Sta sotto la croce. Non scappa, non tenta di salvare sé stessa, non usa artifici umani e anestetizzanti spirituali per sfuggire al dolore. Questa è la prova della compassione: restare sotto la croce. Restare col volto segnato dalle lacrime, ma con la fede di chi sa che nel suo Figlio Dio trasforma il dolore e vince la morte».
«E anche noi», dice ancora il Santo Padre, «guardando la Vergine Madre Addolorata, ci apriamo a una fede che si fa compassione, che diventa condivisione di vita verso chi è ferito, chi soffre e chi è costretto a portare croci pesanti sulle spalle. Una fede che non rimane astratta, ma ci fa entrare nella carne e ci fa solidali con chi è nel bisogno. Questa fede, con lo stile di Dio, umilmente e senza clamori, solleva il dolore del mondo e irriga di salvezza i solchi della storia».
Giovedì, 16 settembre 2021