La poesia della vita. Il libro che proclama lo stupore
di Cristina Cappellini
Nell’ambito del progetto culturale che ho messo in cantiere circa due anni fa e che sto portando avanti in compagnia di un gruppo di artisti, appassionati di poesia e, più in generale, di ogni forma di bellezza artistica (il suo nome è “Per il Verso Giusto”) ho avuto l’occasione di imbattermi nei versi di Monica Baldini, una giovane poetessa marchigiana – di Fano per la precisione – e di apprezzare, con il passare del tempo, la sua scrittura così semplice eppure così potente, che viene da domandarsi: da dove arriva tutta questa forza?
La risposta è altrettanto semplice, quanto dirompente: da Dio. Perché è da una fede ritrovata che la poetessa di Fano trova la forza di regalarci tutta la bellezza del saper contemplare.
Il termine contemplazione (come altri concetti che rimandano al trascendentale) sono oggigiorno sempre più ignorati, ma grazie al Cielo c’è ancora chi riesce a gustarne i frutti e a vivere la vita con lo sguardo rivolto all’insù.
Nella complessità dei tempi odierni, in cui il tema dell’ambiente e della tutela della natura sono diventati dei mantra, tanto che siamo bombardati quotidianamente con messaggi che oscillano tra prescrizioni di ogni genere e annunci apocalittici, il grande assente è proprio il Creato, cristianamente inteso come rapporto tra Dio e le sue creazioni (il cielo, la terra, gli animali, l’uomo…).
Nell’analisi politica (molto spesso ideologica) del tema ambientale manca sempre la dimensione verticale, quello sguardo rivolto all’insù, quello che provoca lo stupore e la meraviglia più profondi. Già, perche i fiumi e i mari inquinati, la terra che soffre e le specie in via di estinzione non sono solo beni che lasceremo alle future generazioni e non sono solo doni che abbiamo ricevuto dai nostri padri, ma sono soprattutto creazione di un Padre, quel Dio che nei dibattiti quotidiani viene sempre più messo nell’angolo, offrendo una visione meramente scientifica dell’esistente. Vizio della contemporaneità.
La Baldini, invece, sembra una poetessa mistica di altri tempi – la sua giovane età fa ben sperare – ed è bello, oltre che leggerla, sentirla raccontare di sé e della sua esperienza poetica, dato che ha già all’attivo sei libri e il più recente, pubblicato solo qualche mese fa (“La poesia della vita. Il libro che proclama lo stupore”, edito da Tau) arriva proprio al momento giusto e ci offre un amore per la contemplazione della natura che eleva l’anima della poetessa ed anche noi che la leggiamo.
La sua contemplazione si fa preghiera. Quando osserva i gabbiani volare o i colori del cielo sul suo mare, la bellezza eccelsa nei tramonti che – scrive – “non è arte umana”, qualifica il suo approccio come una sorta di ringraziamento – di lode francescana – per la possibilità di sentire sulla pelle un mondo vivo, e di trovare in quella vita la forza per affrontarne anche le fragilità, le preoccupazioni. Sia alcuni passi in prosa, sia alcuni versi poetici, nel suo ultimo lavoro, richiamano ad esempio i periodi bui dei lockdown, ma anche nell’incertezza e nell’oscurità di quei momenti la Baldini trova sempre quell’ancora della fede che la riporta alla serenità. Bellissimo il passaggio “La normalità non è però la solita, smussata da divieti e limiti. Siamo assediati da un nemico invisibile e presente, siamo cinti dalla roccaforte della fede”. Oppure i versi “non m’abbandona il mare/come Dio” nella poesia “Tulipano vagoni di un treno”, o ancora le invocazioni contenute in “Mi appesantisce il mormorio”.
Ecco, alzare lo sguardo, andare oltre, come sa ben fare la Baldini, non solo aiuta a rimettere ogni cosa al suo posto, a riportare equilibrio e ordine nell’esistenza umana, ma anche a riscoprire il senso più profondo del nostro stare al mondo. Anche di fronte alle epidemie e ad ogni altra calamità.
Sabato, 9 ottobre 2021