Il conflitto sempre più aspro tra Pechino e l’isola si internazionalizza Sullo sfondo, la crisi dei semiconduttori che rischia di fermare la produzione globale: Taipei è il più grande fornitore al mondo.
L’entrata, a gamba tesa, è del ministro degli Esteri russo, Sergheij Lavrov: «Proprio come la stragrande maggioranza degli altri Paesi, la Russia vede Taiwan come parte della Repubblica popolare cinese. Questa è la premessa su cui si basa la nostra politica». Niente dubbi o tentennamenti. Il messaggio di Mosca è chiaro: la Russia sta con la Cina. Un “assist” da Putin che arriva in un momento rovente, con i rapporti tra Pechino e l’isola “ribelle” mai così burrascosi. Da una parte ci sono le sempre più numerose invasioni da parte dei caccia cinesi dello spazio aereo di Taiwan e le parole bellicose del presidente cinese Xi Jinping che vuole una «completa riunificazione della madrepatria». Dall’altra le reazioni, altrettanto veementi, di Taipei. L’ultima, in ordine di tempo, è arrivata appena due giorni fa. La presidente di Taiwan Tsai Ing-wen ha assicurato che l’isola è sulla «prima linea di difesa della democrazia»: «Continueremo a rafforzare la nostra difesa nazionale e a mostrare la determinazione a difenderci per garantire che nessuno costringa Taiwan a seguire la strada che la Cina ha tracciato per noi».
Tsai ha poi lanciato un messaggio a Pechino. Taipei non è sola: «A Washington, Tokyo, Canberra e Bruxelles, Taiwan non è più un dossier marginale, con sempre più amici democratici disposti a difenderci ». In prima fila ci sono gli Stati Uniti. Washington ha ribadito l’impegno «solido come una roccia» verso Taiwan. Impegno che si concretizza in un flusso costante di armi. Non solo. Nei giorni scorsi è stata confermata la presenza di un’unità di forze speciali e di un contingente di marine americani per addestrare i militari di Taipei. A rendere ancora più “caldo” il dossier Taiwan sono, poi, gli appetiti economici che si stringono attorno all’isola. La crisi legata al Covid, interrompendo la catena di approvvigionamento e cambiando la domanda del mercato, ha catapultato il mondo dentro qualcosa di inedito: la carenza di semiconduttori. Non certo qualcosa di irrilevante: automobili, computer, smartphone, lavatrici senza questi preziosi “cervelli” semplicemente non funzionerebbero. Una crisi che porta diritto a Taiwan: la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) è il più grande produttore di semiconduttori sul pianeta. Le aziende di mezzo mondo, a partire dai colossi Usa, fanno a gara per accaparrarsi gli indispensabili prodotti taiwanesi. Un conflitto aperto con la Cina non fermerebbe solo Taiwan. Ma il mondo intero.
Foto da articolo