In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!» (Lc 12,1 – 7).
Una novella olandese racconta di un ragazzo che viveva in un collegio in cui non si trovava bene. Il giovane proveniva da un paese piuttosto isolato ed era abituato al silenzio e alle lunghe passeggiate nei boschi, in piena solitudine. Ora, invece, si trovava in mezzo alla confusione, fra ragazzi spensierati che giocavano persino a tavola. Piangeva in segreto. La sua unica consolazione era che in dormitorio c’era il divieto di parlare, soprattutto quando la luce veniva spenta. Aspettava con gioia questo momento. Ma cosa avvenne? Nel dormitorio non c’era buio totale, in un angolo c’era un grande occhio ritagliato nel cartone con due piccole lampadine accese dietro, che sembravano osservarlo. Questo occhio lo spaventava così tanto che rimase vivo nei suoi ricordi. Quando, dopo molti anni, divenne ispettore scolastico, il suo primo provvedimento fu proprio di togliere quell’occhio dalla camerata. Eppure l’intenzione di quelli che lo avevano messo era buona: voleva ricordare ai ragazzi una verità che facilmente si dimentica, ovvero che Dio ti vede ovunque. Perché, allora, esserne spaventati? Questo sentimento di paura resterà fino a quando non capiremo che l’occhio di Dio è di amore e simpatia, e non quello di un custode severo.
Sant’Ignazio paragona il diavolo ad un seduttore che vuole ingannare una ragazza ingenua. Le dice tante cose, ma vuole che tutto rimanga segreto, perché se si viene a sapere qualcosa lui fallirà. Il paragone serve come raccomandazione ai giovani perché imparino a rivelare i loro progetti e le loro idee ad una persona fidata e di esperienza.
Nella vita religiosa questa persona si chiama padre spirituale. Chi non accetta i consigli del padre spirituale presume di essere in grado di vedere bene da solo, senza aiuto. Ma proprio questa sicurezza può essere l’inganno più grande. Se l’orizzonte si restringe non si vede, neanche la punta dei propri piedi. Al contrario, chi osserva il panorama dall’alto della montagna vede ogni cosa nella sua giusta dimensione. Il padre spirituale, al quale si rivelano i propri problemi, deve aiutare a vederli inseriti nell’orizzonte ampio della luce divina. Ogni uomo da solo è nelle tenebre, e il senso della sua vita verrà alla luce solo quando scoprirà di essere una piccola pietra nel grande mosaico della Provvidenza divina, dove ognuno ha il suo posto e la sua vocazione.
Santa Teresa di Gesù (d’Avila) Vergine e Dottore della Chiesa