Lo “stile” del cristiano nei rapporti comunitari
di Michele Brambilla
«Nel brano della Lettera ai Galati che abbiamo appena ascoltato», sottolinea Papa Francesco all’inizio dell’udienza generale del 3 novembre, «san Paolo esorta i cristiani a camminare secondo lo Spirito Santo (cfr Gal 5,16.25)». Intuisce che «c’è uno stile: camminare secondo lo Spirito Santo. In effetti, credere in Gesù significa seguirlo, andare dietro a Lui sulla sua strada, come hanno fatto i primi discepoli. E significa nello stesso tempo evitare la strada opposta, quella dell’egoismo, del cercare il proprio interesse, che l’Apostolo chiama “desiderio della carne”». Insomma, «lo Spirito è la guida di questo cammino sulla via di Cristo, un cammino stupendo ma anche faticoso, che comincia nel Battesimo e dura per tutta la vita. Pensiamo a una lunga escursione in alta montagna: è affascinante, la meta ci attrae, ma richiede tanta fatica e tenacia».
Proprio per questo, «mentre esorta i Galati a percorrere questa strada, l’Apostolo si mette sul loro piano. Abbandona il verbo all’imperativo – “camminate” (Gal 5,16) – e usa il “noi” all’indicativo: “camminiamo secondo lo Spirito” (Gal 5,25). Come dire: poniamoci lungo la stessa linea e lasciamoci guidare dallo Spirito Santo. È un’esortazione, un modo esortativo», perché in fondo tutti, Paolo compreso, abbiamo le stesse difficoltà dei Galati. Il Papa evidenzia l’umiltà dell’Apostolo e ricorda che «questo “camminare secondo lo Spirito” non è solo un’azione individuale: riguarda anche la comunità nel suo insieme. In effetti, costruire la comunità seguendo la via indicata dall’Apostolo è entusiasmante, ma impegnativo», perché ognuno di noi ha il suo carattere, la sua sensibilità e i suoi difetti. «I “desideri della carne”, “le tentazioni” – diciamo così – che tutti noi abbiamo, cioè le invidie, i pregiudizi, le ipocrisie, i rancori continuano a farsi sentire», ammonisce il Pontefice, «e il ricorso a una rigidità precettistica può essere una facile tentazione, ma così facendo si uscirebbe dal sentiero della libertà e, invece di salire alla vetta, si tornerebbe verso il basso», ovvero verso il peccato. In proposito, il Papa ci tiene a rimarcare la misericordia di san Paolo: «fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,1-2), mentre anche negli ambienti ecclesiali capita spesso l’esatto opposto, lasciando campo libero al vituperato «chiacchiericcio».
Francesco insiste particolarmente su questo punto: «è bene domandarci che cosa ci spinge a correggere un fratello o una sorella, e se non siamo in qualche modo corresponsabili del suo sbaglio. Lo Spirito Santo, oltre a farci dono della mitezza, ci invita alla solidarietà, a portare i pesi degli altri. Quanti pesi sono presenti nella vita di una persona: la malattia, la mancanza di lavoro, la solitudine, il dolore…! E quante altre prove che richiedono la vicinanza e l’amore dei fratelli! Ci possono aiutare anche le parole di Sant’Agostino quando commenta questo stesso brano: “Perciò, fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, […] correggetelo in questa maniera, con mitezza. E se tu alzi la voce, ama interiormente. Sia che incoraggi, che ti mostri paterno, che rimproveri, che sia severo, ama” (Discorsi 163/B 3)». Ci comporteremo, così, da veri figli di Dio, rigenerati in Cristo mediante lo Spirito, la cui legge è l’amore.
Giovedì, 04 novembre 2021