Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù (Gv 2,13 – 22).
Il tempio di mattoni è simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che già gli apostoli Pietro e Paolo nelle loro lettere intendevano come «edificio spirituale», costruito da Dio con le «pietre vive» che sono i cristiani, sopra l’unico fondamento che è Gesù Cristo, paragonato alla pietra angolare (1Cor 3,9 – 11.16 – 17). La bellezza e l’armonia delle chiese, destinate a rendere lode a Dio, invita anche noi esseri umani, limitati e peccatori, a convertirci per formare un “cosmo”, una costruzione bene ordinata, in stretta comunione con Gesù, che è il Santo dei Santi. La preghiera scaturisce dal cuore: tutto quanto viviamo nella nostra giornata scaturisce da esso, nella ricerca della volontà del Padre, per il quale anche le opere più legate alla materia sono assimilabili alla preghiera (cfr R. Plus – Come pregare sempre).
Se possiamo pregare dovunque, perché frequentare le chiese? Nell’antico Israele la preghiera si svolgeva nel Tempio, e così pure per i primi cristiani. Dopo la distruzione del Tempio ad opera dei Romani, si rinforzò la convinzione che Dio ci chiama a pregare ovunque: vuole anzitutto anime ferventi e non fa distinguo (cfr san Giovanni Crisostomo). Certamente preghiamo anche in casa, anche sui monti e lungo i laghi, ma è sempre più agevole pregare in chiesa. Certo, il cristiano deve pregare ovunque, ma il luogo più adatto è il tempio, dove tanti santi mistici convengono che la presenza angelica, le intercessioni dei santi e quindi la preghiera comune della Chiesa con il Signore creano una condizione privilegiata, come fosse un santo appuntamento.
La festa odierna celebra un mistero sempre attuale: Dio vuole edificarsi nel mondo un tempio spirituale, una comunità che lo adori in spirito e verità (Gv 4,23 – 24), ma ci ricorda allo stesso modo l’importanza degli edifici materiali, in cui le comunità si raccolgono per celebrare le lodi di Dio. Ogni comunità, pertanto, ha il dovere di custodire con cura i propri edifici sacri, che costituiscono un prezioso patrimonio religioso e storico. Invochiamo, perciò, l’intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti a diventare, come Lei, «casa di Dio», tempio vivo del suo amore.