Udienza del Papa dedicata a san Giuseppe, di cui Francesco invoca il patrocinio con una preghiera di sua composizione
di Michele Brambilla
All’inizio dell’udienza generale del 17 novembre Papa Francesco ricorda che «l’8 dicembre 1870 il Beato Pio IX proclamò San Giuseppe patrono della Chiesa universale. A 150 anni da quell’evento, stiamo vivendo un anno speciale dedicato a san Giuseppe, e nella Lettera Apostolica Patris corde ho raccolto alcune riflessioni sulla sua figura. Mai come oggi», sostiene il Santo Padre, «in questo tempo segnato da una crisi globale con diverse componenti, egli può esserci di sostegno, di conforto e di guida».
«Nella Bibbia», enumera il Pontefice, «esistono più di dieci personaggi che portano il nome Giuseppe. Il più importante tra questi è il figlio di Giacobbe e di Rachele, che, attraverso varie peripezie, da schiavo diventa la seconda persona più importante in Egitto dopo il faraone (cfr Gen 37-50). Il nome Giuseppe in ebraico significa “Dio accresca, Dio faccia crescere”» e così come il figlio di Giacobbe accrebbe le fortune dell’Egitto, allo stesso modo l’umile falegname di Nazareth dovette prendersi cura del Messia bambino.
Nel nome c’è quindi un destino e «anche i principali riferimenti geografici che si riferiscono a Giuseppe: Betlemme e Nazaret, assumono un ruolo importante nella comprensione della sua figura». Infatti «nell’Antico Testamento la città di Betlemme è chiamata con il nome Beth Lechem, cioè “Casa del pane”, o anche Efrata, a causa della tribù insediatasi in quel territorio. In arabo, invece, il nome significa “Casa della carne”, probabilmente per la grande quantità di greggi di pecore e capre presenti nella zona. Non a caso, infatti, quando nacque Gesù, i pastori furono i primi testimoni dell’evento (cfr Lc 2,8-20). Alla luce della vicenda di Gesù, queste allusioni al pane e alla carne rimandano al mistero eucaristico», nel quale il pane consacrato diventa vero Corpo di Cristo.
Giuseppe custode, quindi, del Corpo che ci dona salvezza. Non solo: san Giuseppe è discendente di Davide, le cui vicende familiari iniziarono proprio attorno alla grotta di Betlemme (si legga in particolare il Libro di Rut).
Come annunciavano le profezie dell’Antico Testamento, Gesù nacque a Betlemme e visse fino all’età adulta in Nazareth, in Galilea: in entrambi i casi si era nella periferia geopolitica del I sec. d.C.: «in effetti, il Figlio di Dio non sceglie Gerusalemme come luogo della sua incarnazione, ma Betlemme e Nazaret, due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo», ma, sottolinea il Papa, si tratta di una scelta precisa da parte del Signore, dato che «per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali. Il Signore agisce sempre di nascosto nelle periferie, anche nella nostra anima, nelle periferie dell’anima, dei sentimenti, forse sentimenti di cui ci vergogniamo; ma il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti». Francesco constata che, «sotto questo aspetto, la società di allora non è molto diversa dalla nostra. Anche oggi esistono un centro e una periferia. E la Chiesa sa che è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie. Giuseppe, che è un falegname di Nazaret e che si fida del progetto di Dio sulla sua giovane promessa sposa e su di lui, ricorda alla Chiesa di fissare lo sguardo su ciò che il mondo ignora volutamente».
Ecco allora l’invocazione del patrocinio di san Giuseppe con una preghiera di nuova composizione: «vorrei oggi mandare un messaggio a tutti gli uomini e le donne che vivono le periferie geografiche più dimenticate del mondo o che vivono situazioni di marginalità esistenziale. Possiate trovare in san Giuseppe il testimone e il protettore a cui guardare. A lui possiamo rivolgerci con questa preghiera, preghiera “fatta in casa”, ma uscita dal cuore». Il Santo Padre legge immediatamente la preghiera da lui stesso proposta:
«San Giuseppe,
tu che sempre ti sei fidato di Dio,
e hai fatto le tue scelte
guidato dalla sua provvidenza,
insegnaci a non contare tanto sui nostri progetti,
ma sul suo disegno d’amore.
Tu che vieni dalle periferie,
aiutaci a convertire il nostro sguardo
e a preferire ciò che il mondo scarta e mette ai margini.
Conforta chi si sente solo
e sostieni chi si impegna in silenzio
per difendere la vita e la dignità umana. Amen».
Giovedì, 17 novembre 2021