Protagonista ieri e oggi della cronaca romana, il Quirinale nacque come residenza estiva dei Papi, cuore e simbolo del loro dominio temporale
di Michele Brambilla
In tempi nei quali a Roma, nelle zone vicine al Tevere, imperversava la malaria, Papa Gregorio XIII (1572-85) iniziò la costruzione di una residenza estiva per i Pontefici sul Quirinale. Il palazzo fu ampliato dal successore, Sisto V (1585-90), che voleva trasformarlo nel cuore pulsante del governo civile dello Stato della Chiesa.
Si raggiunse, così, un importante status quo: il Quirinale era il palazzo del Papa in quanto re, mentre il Vaticano rimaneva la “residenza religiosa”, accanto alle reliquie di san Pietro. Furono codificati anche cerimoniali distinti, come nel caso del “treno” degli ambasciatori esteri, che salivano al Quirinale per gli accrediti diplomatici.
Quello che vediamo oggi è sostanzialmente il palazzo del 1574, completato nel 1730. Le guardiole dei corazzieri sono sovrastate dalla grande loggia delle benedizioni, con le immagini dei santi Pietro e Paolo e, nella cuspide, della Madonna con il Bambino. La Vergine domina anche il celebre “Torrino”, dotato di cella campanaria, oggi pavesato con le bandiere dell’Italia, della Presidenza della Repubblica e dell’Unione Europea. Pochi lo sanno, ma al Quirinale si sono svolti tutti i conclavi dell’Ottocento ad eccezione di quello del 1878, posteriore alla breccia di Porta Pia (20 settembre 1870). Furono celebrati nella grande Cappella Paolina, edificata da Paolo V (1605-21) ad imitazione della Sistina del Vaticano. In effetti, le proporzioni sono esattamente le stesse, ma le decorazioni sono state semplificate da Pio VII (1800-23).
Molte delle cerimonie ufficiali del Quirinale si tengono tutt’ora nella grande sala delle udienze, che oggi è soprannominata “dei Corazzieri”. Fu progettata da Carlo Maderno (1556-1629), che negli stessi anni stava curando per Paolo V anche l’allestimento della facciata della basilica di S. Pietro (1614). Il salone, coperto da un enorme soffitto a cassettoni, presenta nella fascia superiore delle decorazioni alcuni affreschi di particolare importanza storica. Mostrano, infatti, gli ambasciatori di tutte le genti del mondo nell’atto di omaggiare il Vicario di Cristo. Si può scorgere il ritratto di Ito Sukemansu Mancio (1569-1612), primo dignitario del Giappone a compiere un’ambasciata presso la Santa Sede grazie ai Gesuiti. Il fregio inferiore della Sala dei Corazzieri è stato, invece, modificato dopo l’Unità d’Italia ed enumera gli stemmi delle principali città della Penisola.
Re Vittorio Emanuele II (1820-78) non voleva prendere dimora al Quirinale: gli sembrava troppo legato al passato papale. Ad ogni modo vi morì, suggerendo l’idea di una “maledizione” scagliata da Pio IX (1846-78), che al Quirinale era stato eletto Papa, al momento dell’abbandono del palazzo in seguito alla conquista piemontese. Da allora in poi, Savoia e presidenti della Repubblica vi hanno soggiornato per periodi più o meno lunghi, ma molto spesso malvolentieri. Solo Umberto I (1878-1900) e la regina Margherita (1851-1926) tentarono di riadattare gli interni del palazzo alla nuova funzione di residenza sabauda, in rivalità con il Vaticano, ma come è noto il figlio di Vittorio Emanuele II preferiva di gran lunga la Villa di Monza, dove fu poi assassinato.
Il “Palazzo di tutti gli italiani” sta per tornare al centro della scena con l’elezione del nuovo capo dello Stato. A noi cattolici il Quirinale ricorda non solo ciò che è l’Italia politica di oggi, ma quello che dovrebbe tornare ad essere per ritrovare la sua autentica grandezza.
Sabato, 15 gennaio 2021