II domenica di Avvento
(Bar 5, 1 – 9; Sal 125; Fil 1, 4 – 6.8 – 11; Lc3, 1 – 6)
«Preparate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Anticamente accadeva, in termini assolutamente reali, che la venuta di un personaggio importante fosse preceduta da un precursore, il quale aveva il compito di organizzare lavori per riassestare le strade, i ponti, ma anche tutti luoghi dove sarebbe stato accolto questo importante ospite, comprese le stanze più riservate.
Il Natale non è altro che questo stesso atto di accoglienza, quello del più indispensabile amico della nostra stessa vita, il più meritevole di una santa accoglienza.
L’intimità del Natale che ci viene richiesta ha una sua specifica angolatura: è osservare Cristo come appartenesse alla tua stessa famiglia. Il 25 di dicembre inviti personalmente il tuo Signore nelle stanze di casa tua. Le “pulizie di Natale” hanno, pertanto, un altro sapore e un tocco di sensibilità decisamente spirituale, carica di quella accortezza e di quella bellezza che soltanto la fede sa dare. E’ veramente un raddrizzare le vie, spianare i monti e colmare le valli, affinché gli ambienti della nostra vita quotidiana siano corrispondenti al Vangelo che professiamo.
E’ un altro modo di riflettere sulla nostra persona, a partire dagli oggetti presenti nei nostri ambienti e dall’ordine e dalla bellezza che da essi promana. Se ciò non fosse, abbiamo ora le grazie per abbellire le stanze della nostra vita interiore e del nostro ambiente famigliare, come opera di Avvento, affinché giunga il Natale di quest’anno e noi siamo in grado di mostrare la stessa chiara tensione alla gioia della salvezza cristiana di cui è maestro Giovanni il Battista.
Dovessimo chiedere espressamente qual è il personaggio nel Vangelo che ti è più simpatico, tanti risponderebbero: Giovanni il Battista, e molti altri sceglierebbero i Re Magi. Sono figure molto vicine a noi: erano uomini e non hanno fatto miracoli. Ma si sono “messi in gioco” a partire da un grande senso di responsabilità, verso la loro vita e la loro serenità. Giovanni fu “cresimato” per mezzo di Maria Santissima, infatti l’episodio della Visitazione è detto anche: “Pentecoste Mariana”. Nello zelo di Giovanni c’è dunque la mano accogliente della Regina degli Angeli, ma questo accade anche a noi ogni qual volta teniamo il Rosario fra le mani; la via della Grazia non potrebbe essere più libera per noi. Piuttosto, va sottolineato come Giovanni fu grandemente coerente, e prima di proporre la fede al prossimo si ritirò nel deserto, dove non è impossibile fuggire dalle cosiddette “domande dell’uomo”, che altro non sono che il desiderio di conoscere Dio. In mezzo al deserto una voce cominciò a levarsi, ma proveniva da un uomo coerente in tutti e dieci i Comandamenti. Proponeva a chiunque la Legge del Signore come ciò che spazza e adorna le tue stanze con una santa e vigilante attesa. E’ il desiderio massimo, l’anelito di tante persone, anche presenti alla liturgia domenicale, di potersi fermare per dedicare un tempo congruo al Signore e chiarire principio e fondamento della propria esistenza.
Recitiamo il Credo, in tutte le Sante Messe: che esso rappresenti veramente la nostra fede! Quando Giovanni vide i farisei ipocriti accostarsi a lui per ricevere il battesimo nell’acqua del Giordano, non temette di proclamare la verità, senza alcun rispetto umano: «Razza di vipere! Come pensate di sfuggire al castigo imminente!?». La fede diviene cultura e sa dare un giudizio, cioè sa rispondere a partire dal Vangelo a tutti i quesiti che la vita ci pone innanzi. Quando vide Gesù avvicinarsi a lui, affermò ciò che doveva esternare l’ultimo dei profeti, indicando chiaramente chi fosse il Messia presente: «Ecco l’agnello di Dio. Io devo recedere e Lui avanzare, non sono degno di slegare il laccio dei suoi sandali». Il Battista aveva migliaia di persone vicino a sé, avrebbe potuto farsi pontefice o anche re! Rimase, invece, pienamente coerente alla sua vocazione: “Io sono voce che grida nel deserto, perché possa venire il Messia e trovare un popolo che lo accolga”. I figli di Maria trovano in lei la stessa libertà di coscienza nell’ascolto della volontà del Padre, che parla chiaramente (altrimenti non sarebbe un padre). Tranquillità nella verità è sapere quello che vogliamo, coerenti alla volontà di Dio, senza contraddizioni. Così è assai chiaro lo scopo dell’esistenza di Maria, come del suo primo consacrato Giovanni Battista, e così può essere per tutti noi.
Innanzi al re Erode, Giovanni difense la sacralità della famiglia, prima cellula della società cristiana, offesa da questo regnante adultero. Per un banale giuramento, imprudentemente concesso ad una ballerina di cui era rimasto abbagliato durante un lauto banchetto, il tetrarca farà decapitare il primo santo canonizzato da Gesù stesso: «Fra i nati di donna nessuno è migliore di Giovanni il Battista». Erode sapeva quanto Giovanni fosse ammirato a causa della sua parola e lo temeva perché il popolo era con lui.
Il Vangelo odierno si sofferma in modo esteso sulle coordinate spazio-temporali di quanto propone, nominando anche i nomi delle diverse autorità politiche e religiose della Palestina per sottolineare la veridicità storica dei fatti accaduti a Giovanni e a Gesù stesso. Soprattutto, viene evidenziato il primato della Parola, che scese dall’alto su Giovanni, come narra san Luca, affinché fosse degno precursore della Parola fatta carne. La parola di Dio è il soggetto che muove la storia. Quando è accolta tramite l’intercessione di Maria, non c’è deserto che non divenga un giardino, dove Dio e l’umanità convivono come Padre e Figlio.
Domenica, 5 dicembre 2021