Da Avvenire dell’08/12/2021
Lo scorso agosto, nelle ore più critiche della resa di Kabul ai taleban, Londra avrebbe abbandonato migliaia di afghani al proprio destino perché al ministero degli Esteri non c’erano funzionari a evadere le richieste di aiuto inoltrate per e-mail.
L’accusa è di Raphael Marshall, 25 anni, diplomatico in servizio a Londra dal 2018, autore di un dossier di 39 pagine sulla gestione «caotica» e «inefficiente» della crisi afghana da parte del governo britannico al vaglio della Commissione Esteri del Parlamento. Secondo il funzionario, dimessosi a settembre, l’allora capo della diplomazia britannica, Dominic Raab, «non comprese appieno» la gravità della situazione. La cronaca di quei giorni lo dava in vacanza a Creta. Piccata è stata la reazione del ministro (nel frattempo “declassato” a Guardasigilli): si tratta di critiche «sconnesse dai fatti sul campo».
Il ritiro delle forze armate britanniche dall’Afghanistan, in gergo militare «operazione Pitting», è stato spesso celebrato dal governo come la «più grande operazione degli ultimi 50 anni». Lo scenario restituito ieri all’opinione pubblica dalla testimonianza di Mashall getta un’ombra sull’integrità con cui è stata condotta. Nonostante l’emergenza, per esempio, il dipartimento non avrebbe mosso un dito, in nome dell’«equilibrio tra lavoro e vita privata», per invogliare i dipendenti allo straordinario. Un pomeriggio, ha raccontato, nel bel mezzo dell’evacuazione, «sono rimasto da solo a monitorare le e-mail», anche quelle classificate come «speciali» perché riguardavano richieste di protezione di politici, dipendenti pubblici, soldati. Migliaia sono le comunicazioni che potrebbero non essere mai state lette. Le domande evase, ha stimato, sono state «appena il 5%» del totale, numero compreso tra 75mila e 150mila. Le procedure, ha evidenziato, sono state inoltre gestite «da personale senza alcuna conoscenza » della crisi. Molti lavoravano in remoto.
Mentre l’Ue, ieri, annunciava come imminente l’apertura di un ufficio «di presenza» a Kabul, il premier Johnson interveniva a ricordare lo sforzo «straordinario» compiuto per trasportare 15mila afghani nel Regno Unito e per tentare di smentire i sospetti insinuati da Marshall.