Da Avvenire dell’11/12/2021
Da ieri il Nicaragua riconosce la sola responsabilità di Pechino sull’intera Cina e Taiwan deve chiudere una cooperazione trentennale con il Paese centroamericano, da 17 anni nella mani di Daniel Ortega, confermato il 7 novembre al quarto mandato presidenziale consecutivo. Un nuovo rapporto privilegiato in un’area strategica anche per la vicinanza con gli Stati Uniti era da tempo un obiettivo della Cina, in una regione, quella centroamericana, dove Taipei mantiene ancora tre soli alleati: Guatemala, Honduras e Belize.
Duro il commento del Dipartimento di Stato a Washington, mentre il ministero degli Esteri taiwanese ha espresso «forte rammarico» per la decisione di Ortega che «offende l’amicizia» del popolo taiwanese. Se alla conferma dell’accordo la Cina ha sollecitato i 14 Paesi che ancor mantengono legami diplomatici con Taiwan (tra cui la Santa Sede) a non lasciare cadere «la tendenza generale e a scegliere il lato giusto della storia il prima possibile», la partita si gioca anzitutto sulle lucrose offerte di Pechino a regimi o governi in cerca di fondi, investimenti e legittimazione pronti a sostenerne le politiche verso Taiwan. Incentivi e anche minacce potrebbero però non bastare a isolare quella che Pechino vede come «provincia ribelle» e convincerla alla riunificazione, data la crescente ostilità verso le pretese territoriali cinesi e le politiche repressive applicate all’interno. Così anche ieri, Pechino ha fatto volare nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan 13 tra caccia e bombardieri.