Imparare a discernere gli spiriti per realizzare il sogno di Dio per l’umanità
di Michele Brambilla
San Giuseppe, spiega Papa Francesco nel corso dell’udienza del 26 gennaio, dovette confrontarsi più volte con sogni esplicativi o premonitori. «Nella Bibbia, come nelle culture dei popoli antichi, i sogni», ricorda, «erano considerati un mezzo attraverso cui Dio si rivelava», dato che «il sogno simboleggia la vita spirituale di ciascuno di noi, quello spazio interiore, che ognuno è chiamato a coltivare e a custodire, dove Dio si manifesta e spesso ci parla. Ma dobbiamo anche dire che dentro ognuno di noi non c’è solo la voce di Dio: ci sono tante altre voci. Ad esempio, le voci delle nostre paure, le voci delle esperienze passate, le voci delle speranze; e c’è pure la voce del maligno che vuole ingannarci e confonderci».
Bisogna esercitare, quindi, il dovuto discernimento. L’esempio di san Giuseppe ci aiuta anche in questo compito: «nel primo sogno (cfr Mt 1,18-25), l’angelo aiuta Giuseppe a risolvere il dramma che lo assale quando viene a conoscenza della gravidanza di Maria: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21)». Il Signore ci viene sempre in aiuto quando siamo tentati, pertanto, dice il Papa, non bisogna mai smettere di pregare, perché «infatti, molto spesso è la preghiera che fa nascere in noi l’intuizione della via d’uscita, come risolvere quella situazione. Cari fratelli e sorelle, il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo. Non ci butta lì nel forno da soli. Non ci butta fra le bestie», ma assieme al problema ci dona anche la soluzione per risolverlo. Il Pontefice ribadisce poco dopo: «nella vita tutti noi facciamo esperienza di pericoli che minacciano la nostra esistenza o quella di chi amiamo. In queste situazioni, pregare vuol dire ascoltare la voce che può far nascere in noi lo stesso coraggio di Giuseppe, per affrontare le difficoltà senza soccombere». Anche la paura si può superare con la preghiera: «Giuseppe prova la paura, ma Dio lo guida attraverso di essa. La potenza della preghiera fa entrare la luce nelle situazioni di buio».
Elenca: «penso in questo momento a tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare. San Giuseppe possa aiutarle ad aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e pace. E penso anche ai genitori davanti ai problemi dei figli. Figli con tante malattie, i figli ammalati, anche con malattie permanenti: quanto dolore lì. Genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli; come gestire questo e accompagnare i figli e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio. Genitori che vedono i figli che se ne vanno, muoiono, per una malattia e anche – è più triste, lo leggiamo tutti i giorni sui giornali – ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in incidente con la macchina. I genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola e non sanno come fare… Tanti problemi dei genitori» possono essere risolti se portati al Signore nella preghiera, che lenisce, accoglie e riconcilia. La Chiesa condanna con forza l’ingiusta discriminazione (CCC 2358). Gesù tutela e promuove la dignità di ogni uomo.
Segue, come ormai abitudine, una preghiera:
«San Giuseppe, tu sei l’uomo che sogna,
insegnaci a recuperare la vita spirituale
come il luogo interiore in cui Dio si manifesta e ci salva.
Togli da noi il pensiero mai che pregare sia inutile;
aiuta ognuno di noi a corrispondere a ciò che il Signore ci indica.
Che i nostri ragionamenti siano irradiati dalla luce dello Spirito,
il nostro cuore incoraggiato dalla Sua forza
e le nostre paure salvate dalla Sua misericordia. Amen».
Quanto alla dignità intangibile della vita umana e ai totalitarismi del Novecento, è lo stesso Pontefice a ricordare che «domani si celebra la Giornata internazionale della memoria delle vittime dell’Olocausto. È necessario ricordare lo sterminio di milioni di ebrei e persone di diverse nazionalità e fedi religiose. Non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà! Faccio appello a tutti, specialmente agli educatori e alle famiglie, perché favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza dell’orrore di questa pagina nera della storia. Essa non va dimenticata, affinché si possa costruire un futuro dove la dignità umana non sia più calpestata», ma nella preghiera per l’Ucraina menziona anche i crimini comunisti, precisamente l’Holodomor, di fatto equiparandoli: «abbiamo parlato dell’Olocausto. Ma pensate che [anche in Ucraina] milioni di persone sono state annientate [1932-1933]. È un popolo sofferente; ha sofferto la fame, ha sofferto tante crudeltà e merita la pace. Le preghiere e le invocazioni che oggi si levano fino al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte».
Un’infiammazione alla gamba destra impedisce al Pontefice di scendere nella platea dell’Aula Nervi, ma a margine dell’udienza riceve ugualmente Lidia Maksymowicz, cattolica polacca di origini bielorusse, internata a soli tre anni nel lager di Auschwitz e sottoposta ai terribili esperimenti “medici” di Josef Rudolf Mengele (1911-79). In un mondo dominato dalla “cultura della morte”, Lidia è la testimonianza vivente di cosa accada quando a quella cultura si concede carta bianca.
Giovedì, 27 gennaio 2022