In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza» (Mc 8,34-9,1)
Chi non vorrebbe salvare la propria vita? Vivere, infatti, significa continuamente conservare la vita; il contrario è il suicidio. La vita è un valore primario, al quale si connettono tutti gli altri. Che cosa sono per un morto il cibo, lo sport, l’arte, la scienza? Ciò che nega la vita è un disvalore, ed è per questo che ci preoccupiamo di promuovere i giovani, di prolungare la vita, di lottare contro le malattie e la povertà.
Ma chi lotta per un nobile ideale afferma che nella vita ci sono cose più importanti della vita stessa: gli ideali, appunto. Tutti quelli che si sono sacrificati per la patria o per la verità o per la bellezza, e a questi eroi erigono monumenti in memoria.
Anche il Cristianesimo propone degli ideali, ma non si identifica con l’idealismo. Il cristiano che muore per la Verità crede fermamente che, dopo la sua morte, non solo vivrà lui stesso, ma anche il suo ideale. Per il cristiano la verità e l’ideale sono Cristo, che nello stesso tempo è anche vita (Gv 14,6). Cristo è venuto affinché quelli che sono con Lui abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10).
Rinneghi sé stesso. Quando si dice che uno ha sacrificato la propria vita per un altro, pensiamo di solito ad una morte eroica. Al tempo degli antichi romani i martiri morivano nell’arena dilaniati dalle belve. San Massimiliano Maria Kolbe, in un campo di concentramento, si offrì di morire al posto di un altro prigioniero. Santa Maria Goretti è morta per difendere la sua castità, un esempio per tutte le giovani donne, ed è martire per il Vangelo, che esorta appunto alla castità. Nel linguaggio biblico questi atti sono chiamati “grandi segni” della forza dello Spirito di Dio, che agisce negli uomini. La nostra vita quotidiana è costellata di molti piccoli segni della grazia di Dio. Chi fa un servizio ad un altro, chi sacrifica per un altro un po’ del suo tempo,chi assiste ed aiuta il prossimo, invece di andare a passeggio e godere di un bel pomeriggiodi primavera, rinnega qualcosa di sé stesso, perde una parte della sua vita. Un tempo davanti ad una buona azione si diceva: “Che Dio ti ricompensi!” Oggi si è persa questa coscienza, ma Dio restituirà lo stesso tutto ciò che si è sacrificato. Quando? Sicuramente nell’eternità, ma assai spesso il centuplo già su questa terra. In una famiglia dove ognuno con amore si dà da fare per l’altro, per ogni sacrificio fatto si guadagna in felicità familiare, che cresce proprio grazie a questo reciproco rinnegamento.