La voracità del diavolo e l’amore di Cristo. Nuovo appello per l’Ucraina
di Michele Brambilla
La I domenica di Quaresima, spiega Papa Francesco all’Angelus del 6 marzo, è contrassegnata dalla pagina delle Tentazioni, nella versione di san Luca (Lc 4,1-13). Il luogo stesso in cui l’episodio avviene è paradigmatico: «il deserto simboleggia la lotta contro le seduzioni del male, per imparare a scegliere la vera libertà. Gesù, infatti, vive l’esperienza del deserto appena prima di iniziare la sua missione pubblica. È proprio attraverso quella lotta spirituale che Egli afferma decisamente quale genere di Messia intende essere», giungendo ad una vera e propria «dichiarazione dell’identità messianica».
Le tentazioni a cui Cristo è sottoposto, infatti, riguardano tutte la possibilità di sfruttare i poteri che derivano dall’essere Figlio di Dio per ricavarne gloria terrena. «È come se dicesse: “Se sei Figlio di Dio, approfittane!”. Quante volte», osserva il Papa, «succede a noi, questo: “Ma se tu stai in quella posizione, approfittane! Non lasciar perdere l’opportunità, l’occasione”, cioè “pensa al tuo profitto”. È una proposta seducente, ma ti porta alla schiavitù del cuore», ovvero alla brama di possesso. Persino gli altri uomini rischiano di essere ridotti ad oggetti da possedere, «ma Gesù si oppone in modo vincente alle attrattive del male. Come fa? Rispondendo alle tentazioni con la Parola di Dio, che dice di non approfittare, di non usare Dio, gli altri e le cose per sé stessi, di non sfruttare la propria posizione per acquisire privilegi. Perché la felicità e la libertà vera», ricorda il Pontefice, «non stanno nel possedere, ma nel condividere; non nell’approfittare degli altri, ma nell’amarli; non nell’ossessione del potere, ma nella gioia del servizio».
Il Santo Padre ripete qui un ammonimento a lui molto caro: «fratelli e sorelle, mai entrare in dialogo con il diavolo: è più astuto di noi». Invita al discernimento degli spiriti, perché spesso il male si presenta sotto forma di bene: «così fa con noi, il diavolo: arriva spesso “con gli occhi dolci”, “con il viso angelico”; sa persino travestirsi di motivazioni sacre, apparentemente religiose! Se cediamo alle sue lusinghe, finisce che giustifichiamo la nostra falsità, mascherandola di buone intenzioni».
Con il male non esistono, quindi, compromessi. È in quest’ottica che vanno letti gli appelli che Francesco lancia, subito dopo, per l’Ucraina, evitando anzitutto gli scogli del nominalismo: «non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini». Allora «rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura», ma «soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato – e prevalga pure il buon senso –. E si torni a rispettare il diritto internazionale».
La Santa Sede sta già operando per giungere al più presto al dono sospirato della pace. Cita la presenza in loco dei cardinali Krajewski e Czerny come rappresentanti di tutta la Chiesa cattolica. Invoca ancora una volta la protezione di Maria sui popoli coinvolti dal conflitto: «preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell’Ucraina». Il Papa farà la sua parte durante gli Esercizi spirituali della Curia romana.
Lunedì, 7 marzo 2022