L’amore per i padri, ma anche quello per i fratelli, ci viene sempre restituito, se ci ricordiamo che. la misericordia non è solo donata, ma diventa dono anche per gli altri
di Michele Brambilla
«Oggi, con l’aiuto della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, apriamo», spiega Papa Francesco all’inizio dell’udienza del 20 aprile, «un passaggio attraverso la fragilità dell’età anziana, segnata in modo speciale dalle esperienze dello smarrimento e dell’avvilimento, della perdita e dell’abbandono, della disillusione e del dubbio». Stati d’animo che aumentano d’intensità man mano che ci si avvicina al termine della propria esistenza terrena, specie se si è preceduti da qualche persona cara. «Nella comune esperienza umana, l’amore – come si dice – è», infatti, «discendente: non ritorna sulla vita che sta dietro le spalle con la stessa forza con la quale si riversa sulla vita che ci sta ancora davanti. La gratuità dell’amore appare anche in questo: i genitori lo sanno da sempre, i vecchi lo imparano presto. Nonostante ciò, la rivelazione apre una strada per una diversa restituzione dell’amore: è la via dell’onorare chi ci ha preceduto». Il comandamento divino recita, infatti, «onora il padre e la madre», intendendo con ciò tutti gli antenati.
«Onore è una buona parola per inquadrare questo ambito di restituzione dell’amore che riguarda l’età anziana», sebbene oggi “onore” sia una parola spesso equivocata a causa del diffondersi del linguaggio para-mafioso nelle fiction e nel vocabolario delle gang giovanili. Una cosa su cui la nostra società riflette certamente poco è che «la cura stessa del malato, il sostegno di chi non è autosufficiente, la garanzia del sostentamento, possono mancare di onore», specialmente se ci ammantiamo di “falsa pietà” e nascondiamo, dietro gesti che sembrano amorosi, il disinteresse e la derisione. Il Pontefice rievoca alcuni truci episodi di cronaca degli anni scorsi, commessi nei confronti dei “barboni”, ma nelle cliniche asettiche in cui si pratica la “cultura della morte” la logica è esattamente la stessa: se insegni, come società “civile”, che alcune condizioni di vita non sono “degne” di essere vissute, è inutile lamentarsi, poi, della mancanza di rispetto crescente nei confronti degli anziani e dei disabili!
«Questo disprezzo, che disonora l’anziano, in realtà», sottolinea il Santo Padre, «disonora tutti noi. Se io disonoro l’anziano disonoro me stesso». Il Papa rievoca un episodio di quando era arcivescovo a Buenos Aires: visitando una casa di riposo, si imbatté in una donna anziana che “copriva” i suoi nipoti dicendo che venivano sempre a trovarla, quando invece, purtroppo, la ignoravano da mesi. Molto meglio, ripete Francesco, prendere ad esempio i polacchi che accolgono gli ucraini: «Cristo ci insegna che l’uomo non solo sperimenta la misericordia di Dio, ma è anche chiamato a mostrarla al suo prossimo. Vi sono particolarmente grato per la vostra misericordia verso tanti rifugiati dall’Ucraina, che hanno trovato in Polonia porte aperte e cuori generosi». L’imminente festa della Divina misericordia (II domenica di Pasqua) ci rammenti che l’amore ricevuto cresce tanto quanto si apre ai bisogni del fratello, come Cristo ha fatto con noi peccatori.
La presenza, in piazza S. Pietro, dei ragazzi ambrosiani delle scuole medie, pellegrini a Roma come ogni Pasqua, permette al Papa di spronare tutti i giovani: «cari ragazzi, guardate a Gesù Risorto per ritrovare in Lui, il modello e la forza per vivere pienamente le ricchezze della vostra età», senza disprezzare quelle delle altre e la stessa vita umana.
Giovedì, 21 aprile 2022