Di Giulio Meotti da Il Foglio del 27/04/2022
Roma. “Nel suo racconto di fantascienza ‘Tomorrow and Tomorrow and Tomorrow’, Kurt Vonnegut descrive un mondo in cui l’aspettativa di vita si è estesa al punto che sei generazioni di una famiglia vivono insieme sotto lo stesso tetto. E’ la storia della guerra generazionale, con i giovani risentiti per il fatto che le generazioni più anziane stiano accumulando denaro e voti. Nei decenni trascorsi da quando Vonnegut ha scritto, tale angoscia per il cambiamento demografico che si traduce in potere politico si è solo intensificata, poiché temiamo sempre ciò che non comprendiamo. Italia e Giappone sono diventati i primi paesi in assoluto a raggiungere un’età media di 40 anni. E’ stato proprio nel periodo in cui ho iniziato a studiare l’invecchiamento della popolazione”. Così scrive Jennifer Sciubba, demografa americana, nel suo nuovo libro “8 billion and counting”.
A gennaio, il National Bureau of Statistics of China ha fatto un annuncio sorprendente: per il quinto anno consecutivo, il tasso di natalità del paese è diminuito. Nel 2021 in Cina sono nati 10,6 milioni di bambini, rispetto ai 12 milioni dell’anno prima. “Il Giappone sta invecchiando così rapidamente che se le tendenze attuali continuano, la nazione potrebbe alla fine scomparire del tutto”, scrive Jennifer Sciubba nel libro. Al contrario, la popolazione dell’Africa subsahariana è destinata ad aumentare di sei volte in questo secolo. “In Nigeria, i bambini e gli adolescenti sono la metà della popolazione. Nelle città della Corea del Sud le scuole primarie chiudono per mancanza di alunni, mentre le aree urbane di Lagos risuonano dei bambini che giocano”. Secondo l’annuale Fragile States Index, prodotto dal Fondo per la pace di Washington, nella maggior parte dei paesi in imminente pericolo di collasso, inclusi Sud Sudan, Somalia e Repubblica Democratica del Congo, più della metà della popolazione ha meno di vent’anni. “Nello Yemen ogni giorno nascono in povertà 3.000 bambini”. “Senza futura immigrazione – scrive Sciubba – la popolazione europea dovrebbe ridursi da 521 milioni a 482 milioni entro la metà del secolo”.
Basta aprire la stampa locale dell’ultimo mese per capire che l’Italia si sta dirigendo verso lo scenario di Sciubba: “Dimezzamento della popolazione”. Tutto il sud si sta spopolando: meno 40 per cento di nascite in vent’anni e nel 2050 “sparirà” una regione come la Puglia. A Trapani i decessi hanno doppiato le nascite. Nel 2021 i nuovi nati sono stati 464 a fronte di 859 morti. Nel 2017 le nascite furono 531, 756 i decessi. Nel 2005, le culle furono 687, 663 le morti. Bilancia anagrafica in pari. Ora al collasso. La Nuova Sardegna racconta di un’isola destinata al “suicidio demografico”: “Ora siamo ben oltre il timore di un’isola senza futuro”. La Nazione ci informa che nell’aretino “le nascite si sono dimezzate in trent’anni”. “Sul territorio senese non si nasce più”, racconta La Gazzetta di Siena.
Numeri simili dall’Umbria: “Dal 2008 crollo del 42 per cento delle nascite”. Marche: “Nascite, emergenza totale, ‘case gratis a chi vuole fare figli’”. E ancora dal Resto del Carlino: “Spopolamento Marche…”. A Treviso: “Il triste record di culle vuote, il tasso di natalità è calato di un terzo”. Il Corriere della Sera (edizione bolognese): “L’inverno demografico in Emilia-Romagna può portare la città di Bologna a ‘scomparire’”. Genova, in cinque anni, ha già perso 23.000 abitanti. “Tracollo demografico, i morti sono tre volte i nati a Genova”. E ancora: “In Piemonte non si nasce più”. Da Torino Oggi: “Il Piemonte sta scomparendo”. La Stampa: “Torino, in dieci anni persi 85.000 residenti”. L’Adige: “Un Trentino di vecchi: sempre meno figli, per la prima volta gli ottantenni sono più dei neonati”. La Nuova: “Venezia, in 15 anni nascite dimezzate”. Poi ci sono i titoli sulle scuole. Dal Corriere della Sera: “Elementari Padova, in tre scuole solo 44 iscritti”. In Veneto oltre 7.000 iscritti in meno alla prima elementare. Nei giorni scorsi la notizia che in Italia quest’anno ci sono stati 123.000 studenti in meno a causa del suicidio demografico. L’Italia perderà un milione di studenti nei prossimi quindici anni.
Eppure, si continuano a fare spallucce su questa che Pierre Chaunu chiamò la “peste bianca”. “Ma come possiamo dire alla gente che la peste è scesa quando mancano prove visibili?”, scriveva Chaunu, docente alla Sorbona e capofila della scuola di Lucien Febvre e Marc Bloch, in quel libro uscito nel 1974 per Gallimard e mai tradotto in italiano. “Dove sono i cadaveri agli angoli delle strade? I media? Sii serio. Il vasto pubblico vuole canzoni, balli e colori. Niente di più. Chi oserà interrompere le trasmissioni e annunciare con il sorriso d’obbligo che la peste bianca è scesa su tutti i paesi ricchi, che il male sembra per il momento senza rimedio”.