In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane haalzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. (Gv 13, 16-20)
La lettura di oggi si colloca al termine del gesto della lavanda dei piedi e non si può comprendere se non facendo riferimento ad esso. Le cose da sapere per metter in pratica non sono altro che il comportamento imprevedibile e scandaloso del maestro che invece di mettersi al di sopra dei discepoli, si umilia fino al punto da lavare loro i piedi come farebbe uno schiavo. Questo gesto anticipa e sintetizza ciò che sta per accadere: il tradimento del discepolo, Giuda, che compie le Scritture del Salmo 41, è parte di un disegno imprevedibile del Padre, che rivelerà definitivamente la gloria di Dio: qui Gesù rivela il Nome divino, IO SONO. Tutto ciò è simbolicamente concentrato nel gesto della lavanda dei piedi, il cui carattere spiritualmente dirompente è in grado di rifondare su una base nuova tutti i rapporti di potere all’interno della comunità messianica dei salvati che Gesù istituisce, la Chiesa.
Il vero potere non è altro che un chinarsi per servire, con umiltà, come uno schiavo di fronte al proprio padrone. Siamo all’altezza, come comunità cristiana, di questo comando del nostro maestro, nella prassi concreta della nostra comunione? Certo la storia ha deposto tante scorie dentro ad un modo ancora spesso pagano di concepire l’autorità nella Chiesa. Da cui i falsi e interessati ossequi, gli utilizzi strumentali e manipolatori del ministero, i carrierismi. Eppure il Signore si china anche su questa Chiesa, a lavare i nostri piedi. Se lo accogliamo accoglieremo anche colui che lo ha mandato!
<<Il popolo di Dio realizza la sua “dignità regale” vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo:
“Tutti coloro che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il sacerdozio della croce. Con l’unzione dello Spirto Santo sono consacrati sacerdoti. Non c’è solo quindi quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani, rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un’anima governi il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrigli sull’altare del proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto?”>> (CCC 786)