Il Papa riceve, nella stessa udienza generale in cui parla della celebre eroina dell’Antico Testamento, due mogli di combattenti ucraini e invita a pregare la Madonna di Fatima per la pace
di Michele Brambilla
Nell’udienza dell’11 maggio Papa Francesco mette a fuoco la figura di un’eroina del popolo ebraico. «Oggi parleremo» infatti «di Giuditta, una eroina biblica. La conclusione del libro che porta il suo nome – ne abbiamo ascoltato un brano – sintetizza l’ultima parte della vita di questa donna, che difese Israele dai suoi nemici» con mezzi non propriamente pacifici. Come racconta l’Antico Testamento, «Giuditta è una giovane e virtuosa vedova giudea che, grazie alla sua fede, alla sua bellezza e alla sua astuzia, salva la città di Betulia e il popolo di Giuda dall’assedio di Oloferne, generale di Nabucodonosor re d’Assiria, nemico prepotente e sprezzante di Dio. E così, con il suo modo furbo di agire, è capace di sgozzare il dittatore che era contro il Paese», come si può vedere in un celebre quadro di Michelangelo Merisi detto il “Caravaggio” (1571-1610).
Una pagina biblica, quindi, quanto mai attuale! Il Pontefice ricorda che, «dopo la grande avventura che la vede protagonista, Giuditta torna a vivere nella sua città, Betulia, dove vive una bella vecchiaia fino a centocinque anni. Era giunto per lei il tempo della vecchiaia come arriva per molte persone: a volte dopo un’intensa vita di lavoro, a volte dopo un’esistenza avventurosa, o di grande dedizione. L’eroismo», allora, «non è soltanto quello dei grandi eventi che cadono sotto i riflettori, per esempio quello di Giuditta di avere ucciso il dittatore: ma spesso l’eroismo si trova nella tenacia dell’amore riversato in una famiglia difficile e a favore di una comunità minacciata». Lo straordinario, insomma, si coltiva nell’ordinario.
Questo vale anche dopo il “pensionamento”: tante volte l’anziano si chiede «“Che farò adesso che la mia vita si svuoterà di ciò che l’ha riempita per tanto tempo?”», perché il lavoro è anche una rete di relazioni fondamentali per la persona. Certo, Francesco stesso parla dei nipotini da curare, ma anche questo non può essere ridotto ad un impiego del tempo scontato e perfino banale, perché «Giuditta rimane vedova presto e non ha figli, ma, da anziana, è capace di vivere una stagione di pienezza e di serenità, nella consapevolezza di avere vissuto fino in fondo la missione che il Signore le aveva affidato. Per lei è il tempo di lasciare l’eredità buona della saggezza, della tenerezza, dei doni per la famiglia e la comunità: un’eredità di bene e non soltanto di beni». La grande opera degli anziani è quindi la testimonianza esistenziale, per non dire missionaria, dei valori che hanno sostenuto la loro esistenza, affinché essi edifichino anche il futuro nelle persone dei figli e dei nipoti.
La santa canizie che il Papa auspica è visibile nella biografia di san Stanislao martire, arcivescovo di Cracovia, come sottolinea salutando i pellegrini polacchi: «questo strenuo difensore del divino ordine morale, particolarmente in questa settimana di preghiera per le vocazioni, ottenga per tutti i giovani il dono del sapiente discernimento della strada di vita, dell’affidamento a Cristo e della fedeltà ai valori evangelici». Esiste, quindi, un combattimento che è pienamente legittimo, ed è quello, senza tregua, contro il male. San Stanislao, che si oppose ad un tiranno, è emblema di quanto la dottrina sociale della Chiesa non sia aleatoria, ma implichi l’impegno di tutta la persona, affinché Cristo regni effettivamente anche nelle questioni terrene.
Al termine di un’udienza caratterizzata da questi toni, il Papa si intrattiene con due mogli di soldati ucraini del discusso Battaglione Azov, come la stampa non manca di sottolineare. Il Santo Padre, rivolto ai pellegrini portoghesi, rinnova l’invito a pregare la Madonna. Venerdì è il 13 maggio e «nell’accogliervi, il mio pensiero si rivolge pure a quanti in questi giorni si incamminano verso il Santuario di Fatima, portando alla Madonna le gioie e le preoccupazioni dei loro cuori. Insieme a questi nostri fratelli, anche noi affidiamo l’ardente desiderio di pace nel mondo alla Vergine Maria, che tutti avvolge con il suo sguardo materno».
Giovedì, 12 maggio 2022