In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quelli che mi hai dato, io li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. (Gv 17, 11b – 19)
La consacrazione è uno stato esistenziale, per cui avviene un effettivo ingresso nella vita di Dio. Consacrato allora è sinonimo di santo. Il Padre eterno, anzi tutto, è Santo, nel senso pieno del termine.
Quindi consacrare nella verità, significa trasferire, sia una persona come anche un oggetto benedetto, nei criteri che Gesù stesso ci ha insegnato, affinché tutto sia rettamente concepito e vissuto in funzione della salvezza. Ma bisogna specificare il duplice e complementare aspetto della consacrazione.
Da un lato essa segrega, pone da parte, toglie dalle cose comuni, per essere totalmente rivolti a Dio. Il secondo aspetto è legato al mandato missionario, per cui consacrare significa essere inviato.
Essendo donata a Dio, la realtà, sia una cosa che una persona, ora è dedicata agli altri. Consacrare significa superare ogni egoismo, per esistere per tutti. È consacrato chi, come Gesù stesso, è separato dal mondo e si è accostato al Padre, in vista di un compito, per cui è disponibile a tutti. Per i dodici apostoli, inizierà quel movimento estensivo della parola di Dio, che sorprenderà sempre qualunque onesto studioso della storia. Erano soltanto dodici poveri pescatori, ma hanno dato avvio ad un moto di acquisizione della verità che non sarà mai distrutto. Prima di ascendere al cielo diede agli apostoli un’ultima istruzione che non conosciamo, ma che probabilmente esortava alla nostra testimonianza, in modo che non si avvertisse la sua dipartita dal mondo. Anche uno scrittore affida il manoscritto del suo libro all’editore, perché lo pubblichi: ma c’è una grande differenza fra le sue parole e quelle di Cristo. Un libro può piacere o no, può fornire o no a qualcuno uno spunto di riflessione. Le parole di Cristo hanno in sé la forza di guidare coloro che le ripetono e le diffondono, e che vivendole, trasformano l’universo.
La sera di Pasqua, il Risorto, apparendo ai suoi discepoli, dirà loro ciò che ora dice a noi consacrati nel battesimo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. (Gv 20, 21)