Il recente pellegrinaggio Parigi-Chartres, oltre a rinnovare una tradizione molto antica, ha rimesso al centro dell’attenzione questo straordinario santuario mariano, uno dei massimi capolavori del Gotico francese e dell’arte medievale
di Francesca Morselli
Si è appena concluso il pellegrinaggio Parigi-Charles, a cui hanno partecipato una quarantina di nostri ragazzi. Al loro ritorno, stanchissimi ma felici, hanno raccontato l’emozione profonda di condividere questa esperienza con altri 15.000 ragazzi provenienti da tutta Europa, uniti dalla fede, dalla preghiera e dall’impressione che questa può suscitare. Un fiume di giovani ha marciato, cantato, pregato, si è confessato nel corso dei tre giorni di cammino, accompagnato da centinaia di sacerdoti, che hanno ascoltato le loro confessioni lungo il cammino, nei brevi momenti di sosta, al campo al mattino presto e alla sera tardi. Si potrebbe pensare ad un miracolo che ogni anno si ripete nella campagna francese e che da secoli si perpetua.
La cattedrale di Chartres, infatti, era già meta di pellegrinaggio nel Medioevo per coloro che dal nord dell’Europa volevano raggiungere Santiago di Compostela, ma ha conosciuto un nuovo slancio per impulso dello scrittore Charles Peguy (1873-1914), che si recò a piedi da Parigi a Chartres nel 1912, realizzando un voto fatto al capezzale del figlio malato. Dopo la sua morte, alcuni amici seguirono le sue orme, meditandone i poemi e iniziando un vasto movimento di pellegrinaggi.
Ogni anno un’associazione di laici francesi, Notre-Dame de Chrétiente, organizza di nuovo il pellegrinaggio, che parte da Parigi Notre Dame (quest’anno, dopo l’incendio alla cattedrale di Parigi, sono partiti dalla con-cattedrale di San Sulpice) e percorre 100 km fino a Chartres.
La cattedrale di Chartres rappresenta per i francesi, e per tutti i cristiani, un santuario e un simbolo per l’Europa. Costruita nell’XI-XII secolo sui resti di cattedrali precedenti, l’attuale chiesa, nata su un impianto romanico, presenta tutte le caratteristiche delle cattedrali gotiche francesi: archi a sesto acuto, guglie, pinnacoli, archi rampanti e contrafforti, soprattutto una serie di vetrate colorate che la rende unica e incredibilmente magnifica.
La pianta presenta tre navate con transetto, che si posiziona perfettamente a metà; proseguendo verso il presbiterio, le navate diventano cinque e viene creato un doppio deambulatorio per enfatizzare il vero “centro” della chiesa e per lasciare lo spazio ai tanti pellegrini che da sempre l’hanno visitata.
La verticalità della struttura è enfatizzata anche dai pilastri a fascio, che dal pavimento giungono alla linea d’imposta delle volte, dove si fondono con le nervature. La facciata della chiesa è l’emblema del gotico francese: tra le due torri laterali si apre il cosiddetto “Portail Royal” (Portale Reale), costituito da tre ingressi affiancati, ornati da 24 grandi statue e più di 300 figure.
L’interno è noto per il suo eccezionale insieme di vetrate del XIII secolo dalla policromia sfavillante, nelle quali si può ammirare il famoso blu di Chartres e si può leggere l’intera narrazione della Bibbia.
Ma la cattedrale è ancor più conosciuta per una reliquia mariana dal valore inestimabile, che fu offerta nell’876 da Carlo il Calvo (823-877), imperatore del Sacro Romano Impero: il Velo della Vergine, la camicia che portava Maria al momento dell’Annunciazione, quando concepì il Verbo. Durante l’incendio della vecchia chiesa, nel 1194, si credette che il Velo della Vergine fosse andato perduto, ma venne ritrovato intatto e l’edificio fu ingrandito e in parte rifatto sotto l’impulso di questo miracolo. Da allora è meta di pellegrinaggio.
Esiste un altro elemento che rende Chartres unica e significativa: la presenza di un labirinto incastonato nel pavimento della navata centrale della stessa grandezza del rosone di facciata (circonferenza di 12,85 metri, con un percorso di 261,5 metri). Costruito nel XIII secolo, il labirinto è simbolo del pellegrinaggio terreno verso la Città Santa: la Gerusalemme simbolizzata nel labirinto non raffigura la città terrestre, ma quella Celeste, e perciò la cattedrale diventa la rappresentazione dello stesso Paradiso.
Secondo un’altra lettura, il labirinto sarebbe l’immagine della lotta, iniziata col peccato originale, per la redenzione dell’uomo: nella cattedrale, proprio al di sopra del labirinto, nella vetrata dell’abside meridionale, si vede infatti raffigurata la vicenda genesiaca.
L’itinerario del labirinto veniva percorso durante la liturgia dei vespri pasquali, la celebrazione in cui la Chiesa ricorda la vittoria di Cristo sulla morte, un vero e proprio cammino di redenzione che finisce proprio davanti all’altare.
Il “labirinto” rappresenta così anche il tragitto che i nostri ragazzi hanno affrontato per arrivare da Parigi a Chartres a piedi, sotto l’acqua scrosciante, dormendo per terra e mangiando pane e zuppa. Nella metafora del pellegrinaggio, infatti, “i pellegrini vivono l’itinerario come una scommessa da non perdere e da non ridurre a semplice ricordo devozionale, posticcio e inutile. Restando fedeli nell’unità della fede e nella comunione universale, i pellegrini camminano verso la salvezza”.
Sabato, 11 giugno 2022