L’abbazia cistercense di Alcobaça, in Portogallo, fu l’estremo omaggio del re Alfonso I a san Bernardo di Chiaravalle morente. Rappresenta ancora oggi l’emblema di ciò che l’uomo può fare quando la meta è la gloria di Dio, anche sociale
di Michele Brambilla
L’abbazia portoghese di Alcobaça è patrimonio UNESCO ed è considerata una delle chiese più belle al mondo. La sua importanza, però, non si riduce a questi pochi elementi: essa fu fondata nel 1153 da re Alfonso I di Portogallo (1109-85), intenzionato ad introdurre l’ordine cistercense nel suo regno e a rendere così omaggio al genio teologico di san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), che era ancora vivo mentre veniva benedetta la prima pietra dell’edificio.
Il transetto del monastero divenne, tra il XIII e il XIV sec., il luogo di sepoltura di molti re e regine: questo ci ricorda come, nel cosiddetto “Medioevo”, era proprio la Luce a trionfare, la ricerca del Regno dei Cieli e l’applicazione della sua giustizia sulla terra. Un habitus molto diverso da quello dei liberali dell’Ottocento, che dispersero la comunità e devastarono la sua biblioteca.
I visitatori dell’abbazia, dopo aver percorso la scalinata d’ingresso, ammirano per prima la facciata della chiesa, completata nel Settecento con i due bei campanili barocchi, le statue e le lesene corinzie, che, a differenza di altri luoghi, si aggiungono senza annullare la struttura gotica preesistente.
Un capolavoro anche la sacrestia, voluta da re Manuel I (1469-1521) nel suo stile peculiare, che prende il nome di “manuelino”: il portale, che sembra un merletto o un albero dalle folte chiome, è una perfetta introduzione a quanto si potrà vedere appena varcata la soglia. Anche il chiostro, che è uno dei più grandi d’Europa, è stato ridecorato in stile manuelino e contiene una fontana cinquecentesca, impreziosita da stemmi e grifoni.
L’interno della chiesa è un capolavoro assoluto del Gotico portoghese: le volte a crociera, di cui sono stati evidenziati solo gli archi portanti, sono sorrette da pilastri a fascio dal disegno molto particolare. Le colonnette che sembrano, infatti, reggere gli archi non salgono da terra, ma si appoggiano a delle mensole che accentuano la verticalità e la leggerezza dell’insieme. Il presbiterio è circondato da un deambulatorio e conduce a cappelle radiali sul modello della casa di Clairvaux. Nel transetto le tombe reali sono soprattutto quelle di Pietro I (1320-67) e di Agnese de Castro (1320-55), decorate con episodi della vita di Cristo. Altre sepolture medievali si trovano inserite nella barocca cappella di S. Bernardo e in un’altra cappella prospiciente, soprannominata appunto “Pantheon reale”.
Nel Seicento e nel Settecento il monastero si caratterizzò per una scuola artigianale che produsse diverse statue devozionali. Un assaggio se ne può vedere nella Stanza dei Re, decorata da statuine di produzione monastica raffiguranti i sovrani del Portogallo. La sala è ornata anche da azulejos, le tipiche piastrelle portoghesi in ceramica dipinte di azzurro: il ciclo racconta le vicende dell’abbazia. Anche il refettorio è impreziosito da decori e arredi di tutto rispetto, in particolare il pulpito dal quale si leggevano le lezioni nel corso dei pasti. L’edificio evidenzia ulteriormente come le poche aggiunge successive al Medioevo non abbiano intaccato la natura gotica del monastero, che rimane una preziosa testimonianza dell’essenzialità cistercense.
Sabato, 13 agosto 2022