Itinerario delle virtù nell’arte
Seguendo l’opera di Pietro del Pollaiolo la terza figura che incontriamo è la Virtù della Carità.
La Carità fu la prima delle sette Virtù a essere realizzata dall’artista toscano, era il 1469, probabilmente per sottoporre il progetto delle Virtù all’approvazione dei committenti tanto che sul verso della tavola è ancora visibile lo studio del progetto.
Il committente del ciclo di dipinti era il Tribunale di Mercanzia, ovvero l’organo che si occupava delle controversie commerciali dei mercanti fiorentini e amministrava la giustizia fra i componenti delle Arti. Il patrimonio di questa magistratura pervenne, dopo alcune vicissitudini cittadine, alla Galleria degli Uffizi di Firenze nel 1777.
Carità è termine che deriva dal latino “Caritas” che significa “caro”, “affetto”, “amore”, così come il greco “Agape” significa “amore disinteressato”, “amore fraterno”, termine attraverso il quale si professa il proprio amore per Dio e per il prossimo per amore di Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n°1822 afferma: ”La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.” (Fig. 2)
Come per le Virtù della Fede e della Speranza, il Pollaiolo ricorre alle immagini di giovani donne, così nell’opera che raffigura la Carità il ricorso all’immagine della donna è rafforzato da una prerogativa riservata solo a lei ovvero la “maternità”. Del resto gli artisti ricorrono molto spesso all’immagine di una donna giovane e madre per rappresentare questa virtù, come fece, per esempio, Raffaello Sanzio (1483-1520) dove la giovane madre nutre e accudisce un figliolanza numerosa (Fig. 3).
La madre è l’immagine che più trasmette il significato dell’amore.
Osservando il nostro dipinto (Fig. 2) potremmo pensare di vedere l’immagine della Madonna cha allatta il Bambino, secondo il modello ricorrente nella pittura dell’epoca. Ma come una madre si prende cura del proprio figlio, così l’allegoria proposta dal Pollaiolo ci mostra una giovane donna che allatta al seno un bambino, a indicare la sollecitudine verso il prossimo debole e bisognoso, come di fatto è un bambino, e che trova in Maria il modello perfetto della madre. Il bambino piccolo e nudo si regge su uno splendido broccato ed è sorretto dal braccio della madre che lo aiuta ad assumere il nutrimento dal suo seno. Il bambino è figura dell’intera umanità bisognosa che riceve soccorso. Il soccorso non consiste in semplice beneficenza o in soccorso filantropico ma è pienezza d’amore, perché è la nostra partecipazione all’amore di Dio che ci fa imitare la natura di Dio stesso che è amore puro. Questo amore, ardente e disinteressato, è rappresentato dalla fiamma che arde sulla mano destra della donna e che trova corrispondenza in cima alla corona che le cinge il capo dalla quale scaturisce la medesima fiamma. Anche l’abito è un richiamo alla passione, il suo colore, infatti, è il rosso ed è percepito come colore di passione non sensuale, ma dell’anima, come amore ardente. Il rosso è anche il colore del sangue e il sangue è il simbolo che indica i martiri, modelli di coloro che donano la vita per Dio e per il prossimo. Questo amore non somiglia a quel desiderio di possedere l’oggetto amato, vissuto come esigenza di completamento e desiderio di appropriarsi di ciò che a noi manca, la Carità vede nel dono completo di se la somiglianza di ciò che nel creato è più elevato spiritualmente e che lo porta a somigliare al suo Creatore.
La Carità vede quello che Benedetto XVI affermava nella sua enciclica “Deus caritas est”: “l’amore promette infinità, eternità — una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere” e ancora, ”L’amore comprende la totalità dell’esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del tempo. Non potrebbe essere diversamente, perché la sua promessa mira al definitivo: l’amore mira all’eternità.”
Possiamo concludere questa breve presentazione con le parole di San Paolo nella 1° lettera ai Corinzi al capitolo 13:
“1 – Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
2 – E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
3 – E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.”
Sabato, 2 luglio 2022