Da Avvenire del 26/06/2022
Due anni di carcere. In un processo- lampo di ventun giorni, la corte di Nandaime ha inflitto la pena massima padre Manuel García con l’accusa di «minaccia» nei confronti della folla che, lo scorso 30 maggio, assediava la sua casa. Il parroco del Calvario di Granada è il primo sacerdote condannato dal giro di vite sulla Chiesa annunciato dal governo di Daniel Ortega. All’inizio di maggio, il Parlamento – fedele all’esecutivo – ha approvato un testo in cui hanno esortato la giustizia a mettere sotto inchiesta preti e vescovi per aver dato protezione ai dimostranti durante le proteste del 2018. Da allora, molti parroci sono stati oggetto di minacce e insulti, abitazione e chiese sono state circondate da sostenitori del presidente, le cosiddette “turbas”. Una campagna d’odio che aveva suscitato forti critiche internazionali, dagli Stati Uniti all’Onu. Per denunciare la situazione, Rolando Álvarez, vescovo di Metagalpa, aveva deciso uno sciopero della fame. Il 30 maggio, giorno della mamma nel Paese e quarto anniversario della grande marcia contro il governo, le “turbas” hanno preso di mira la casa di padre Manuel. Quest’ultimo ha reagito mostrando un machete, da qui l’accusa e la condanna. il sacerdote è anche accusato di aver picchiato la parrocchiana Martha Rivas. Era stata quest’ultima a denunciarlo ma subito dopo aveva cercato di ritrattare finendo lei stessa incriminata per falsa testimonianza. Padre Manuel, da parte sua, nega: spiega di aver urtato incidentalmente la donna e di averle subito prestato soccorso. Al di là delle singole vicende, la repressione orteguista si fa ogni giorno più oppressiva. Da gennaio, il governo ha cancellato la personalità giuridica a 540 Ong. Una lista, con le prossime 101 colpite, è stata appena presentata in Parlamento e sarà discussa all’inizio della settimana. Nell’elenco figura, all’ultimo posto, l’Associazione missionarie della carità, le cui opere benefiche sono state già chiuse il 15 giugno.