L’apprendistato di san Pietro alla sequela del Maestro e del suo particolare modo di redimerci
di Michele Brambilla
Mercoledì 29 giugno è la solennità dei SS. Pietro e Paolo, pertanto Papa Francesco celebra la Messa solenne in Vaticano e pronuncia poi l’Angelus come alla domenica. Nell’Angelus il Papa sottolinea la professione di fede di san Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Quella che sembra un’intuizione del momento è, in realtà, il frutto del percorso interiore di Simone.
Pietro ne avrebbe avuto ancora molto di cammino da fare, dato che «proprio dopo aver dichiarato a Gesù la propria fede, quando Lui annuncia che dovrà soffrire ed essere condannato a morte, rifiuta questa prospettiva, che considera incompatibile con il Messia» glorioso, vincitore, speravano molti, dei Romani.
Cristo, invece, giungerà al trionfo proprio attraverso la croce, pertanto Gesù si sente in dovere di redarguire pesantemente Pietro, al quale chiede un surplus di sequela. «Pensiamoci: non succede lo stesso anche a noi?», chiede il Papa: «noi ripetiamo il Credo, lo diciamo con fede; ma davanti alle prove dure della vita sembra che tutto vacilli. Siamo portati a protestare col Signore, dicendogli che non è giusto, che ci devono essere altre vie, più diritte, meno faticose. Viviamo la lacerazione del credente, che crede in Gesù, si fida di Lui; ma nello stesso tempo sente che è difficile seguirlo ed è tentato di cercare strade diverse da quelle del Maestro. San Pietro ha vissuto questo dramma interiore, ed ha avuto bisogno di tempo e di maturazione», così anche noi. «All’inizio inorridiva al pensiero della croce; ma alla fine della vita», sappiamo, «testimoniò il Signore con coraggio, fino al punto di farsi crocifiggere – secondo la tradizione – a testa ingiù, per non essere uguale al Maestro», di cui si sentiva indegno Vicario.
«Anche l’apostolo Paolo», ricorda il Santo Padre, «ha il proprio percorso, anche lui è passato attraverso una lenta maturazione della fede, sperimentando momenti di incertezza e di dubbio. L’apparizione del Risorto sulla via di Damasco, che da persecutore lo rese cristiano, va vista come l’avvio di un percorso durante il quale l’Apostolo ha fatto i conti con le crisi, i fallimenti e i continui tormenti di quella che chiama “spina nella carne” (cfr 2 Cor 12,7)».
Se ne deduce che «il cammino di fede non è mai una passeggiata, per nessuno, né per Pietro né per Paolo, per nessun cristiano. Il cammino di fede non è una passeggiata, ma è impegnativo, a volte arduo: anche Paolo, divenuto cristiano, dovette imparare ad esserlo fino in fondo in maniera graduale, soprattutto attraverso i momenti di prova», quali possono essere, per esempio, i bombardamenti in Ucraina, di cui fa nuovamente menzione.
Può lenire le ferite del mondo un’informazione davvero corretta, attenta agli “scartati”: lo stesso Francesco rende noto che «oggi viene distribuito qui in piazza il primo numero de “L’Osservatore di strada”, il nuovo mensile de “L’Osservatore Romano”. In questo giornale gli ultimi diventano protagonisti: infatti, persone povere ed emarginate partecipano al lavoro di redazione, scrivendo, lasciandosi intervistare, illustrando le pagine di questo mensile, che viene offerto gratuitamente» ai presenti e a tutti coloro che lo cercheranno in edicola.
Venerdì, primo luglio 2022