Uno dei tanti insegnamenti ricevuti da Giovanni Cantoni
di Massimo Martinucci
Fin da giovane ho vissuto con la persuasione di avere un certo handicap, un difetto particolare di cui non avrei mai potuto liberarmi. Ne sono ancora convinto, e me ne rammarico pressoché quotidianamente, come mi rammarico di molti altri miei limiti, ma la consapevolezza di quella certa condizione particolare è andata attenuandosi dopo l’incontro, all’inizio degli anni Settanta, con Giovanni Cantoni e il suo insegnamento.
Di che cosa sto parlando? Del fatto che per capire un concetto, per ricordarlo, per “farlo mio”, per assimilarlo, non mi basti una sola lettura o un solo ascolto. Ho bisogno sempre di rileggere o di riascoltare, a volte più e più volte, e ho sempre invidiato quel mio prossimo che mostra di afferrare subito il senso di quel che legge o ascolta e subito lo sa ripetere, riassumere, svolgere, ne coglie le implicazioni, lo vede con chiarezza, lo padroneggia. “Ah, che dono!”, ho sempre pensato.
Indubbiamente esistono persone così. Continuo a invidiarle e a dolermi di non avere le loro doti, ma accanto a questa consapevolezza ho accolto e fatto mia anche una raccomandazione che il nostro fondatore spesso ci rivolgeva: quella di non accontentarsi di una prima lettura (lui parlava essenzialmente di scritti, ma io son convinto che quanto diceva valesse anche per i discorsi), ma di praticare costantemente e sistematicamente il virtuoso esercizio della ri-lettura. Non solo: di riservare al testo letto e ri-letto, per riceverne una comprensione realmente feconda e duratura, un’ulteriore attenzione, un momento di riflessione e di meditazione, quasi a riconoscere in questo modo il rispetto per la persona che, attraverso il suo scritto, si sta rivelando a noi e a tributargli un ringraziamento.
Parlando di questo con un caro amico, egli mi faceva notare come questo probabilmente valga ancora di più se il concetto o il messaggio veicolato da un testo sia patrimonio, più che di un singolo, di un “io collettivo”, di un gruppo, di un’associazione che si assuma il compito di studiare quel tema o quell’argomento, per farne oggetto di approfondimento comune.
Quasi in parallelo al guardare – vedere – osservare (molto più efficace in tedesco: achten, beachten, beobachten, in cui nel suono stesso si colgono i passaggi semantici successivi), anche le parole in sequenza leggere – rileggere – rimuginare sono un’indicazione per addentrarsi sempre di più nella comprensione di ciò che si ha di fronte.
Certo, ci vuole umiltà: chiediamola incessantemente. Ci farà bene per adattarci a rileggere un testo già letto o che, magari, riteniamo di avere già “sotto controllo”. E ci farà bene anche per tutti gli aspetti della nostra vita.
Mercoledì, 27 luglio 2022