Le prime navi cariche di grano che possono partire dai porti ucraini sono un segno della Speranza che il cattolico deve sempre mantenere
di Michele Brambilla
«Nel Vangelo della liturgia odierna, Gesù parla ai discepoli per rassicurarli da ogni paura e per invitarli alla vigilanza», dice Papa Francesco introducendo l’Angelus del 7 agosto. In particolare, «sono due le esortazioni fondamentali che rivolge loro: la prima è “non temere, piccolo gregge” (Lc 12,32); la seconda “siate pronti” (v. 35)».
«Per prima cosa Gesù incoraggia i discepoli. Ha appena finito di parlare loro della cura amorevole e provvidente del Padre, che si preoccupa dei gigli dei campi e degli uccelli del cielo e, quindi, tanto più dei suoi figli. Perciò», deduce il Pontefice, «non bisogna affannarsi e agitarsi: la nostra storia è saldamente nelle mani di Dio», nonostante le difficoltà sembrino, a volte, prevalere. «A volte, infatti, ci sentiamo imprigionati in un sentimento di sfiducia e di angoscia: è la paura di non farcela, di non essere riconosciuti e amati, la paura di non riuscire a realizzare i nostri progetti, di non essere mai felici, e così via. E allora ci affanniamo per cercare soluzioni, per trovare qualche spazio in cui emergere, per accumulare beni e ricchezze, per ottenere sicurezze», ma l’unico che può davvero aiutarci è proprio il Signore, perché «già vi ha donato il suo Figlio, il suo Regno, e sempre vi accompagna con la sua provvidenza, prendendosi cura di voi ogni giorno».
L’invito «“Siate pronti”», il celebre «Estote parati», «è il secondo invito di oggi. È saggezza cristiana. Gesù ripete più volte questo invito, e oggi lo fa attraverso tre brevi parabole, incentrate su un padrone di casa che, nella prima, ritorna d’improvviso dalle nozze, nella seconda non vuole farsi sorprendere dai ladri, e nella terza rientra da un lungo viaggio. In tutte, il messaggio è questo: bisogna stare svegli, non addormentarsi, cioè non essere distratti, non cedere alla pigrizia interiore, perché, anche nelle situazioni in cui non ce l’aspettiamo, il Signore viene» e ci chiede conto dei talenti che ci ha donato. Il Santo Padre vi vede uno sprone ad «essere responsabili», ovvero «custodire e amministrare quei beni con fedeltà». Una fedeltà sorretta dalla fiducia nella Provvidenza divina, che non ci abbandona mai nei marosi della storia.
Non viviamo tempi “facili” e alcune tragedie apparentemente “gratuite” (Francesco cita il caso di un gruppo di pellegrini polacchi, morti mentre tentavano di raggiungere il santuario di Medjugorje) sembrano oscurare ancora di più il cielo sopra le nostre teste, ma sono molti i segni che indicano la costanza dell’amore di Dio verso ciascun uomo. Per esempio, «desidero salutare con soddisfazione la partenza dai porti dell’Ucraina delle prime navi cariche di cereali. Questo passo dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti, che giovano a tutti», osserva il Pontefice. «Pertanto, tale avvenimento si presenta anche come un segno di speranza, e auspico di cuore che, seguendo questa strada, si possa mettere fine ai combattimenti e arrivare a una pace giusta e duratura», portando ad un nuovo trionfo del Bene. Come dice ai giovani partecipanti al pellegrinaggio europeo a Santiago de Compostela, «che la vostra vita sia sempre un cammino: un cammino con Gesù Cristo, un cammino verso Dio e verso i fratelli, un cammino nel servizio e nella gioia».
Lunedì, 8 agosto 2022