In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. (Gv 12, 24-26)
Una delle espressioni di chi non è riuscito a perdere sé stesso in funzione della adesione alla realtà effettiva della propria persona, è il percorso di un’intera generazione, di cui parla don Fabio Rosini, sacerdote sessantenne, (lo sono io stesso e confermo pienamente quanto don Fabio afferma) responsabile della pastorale giovanile a Roma. Recentemente in un suo commento al vangelo disse: “A me, e a quelli della mia generazione, il Signore ha dovuto sbatterci come un lenzuolo”.
Eravamo convinti di poter fare tante cose; ci siamo rimboccati le maniche, ci siamo messi a lavorare, ce l’abbiamo messa tutta per realizzare i nostri scopi. Erano opere di per sé buone, virtù lavorative effettive, ma dietro si insinuava un tarlo pelagiano (Pelagio: monaco cristiano eretico del IV sec., secondo cui la salvezza è acquisibile con le sole facoltà umane, senza la grazia di Dio), come se potessimo realizzare la nostra vita secondo un progetto mai presentato a Dio, e soprattutto dimenticando che “se Dio non costruisce la casa, invano si affatica il costruttore”. Alla fine, se arrivi in fondo all’opera intrapresa, sei troppo stanco e affaticato per gustare la tua vita, divenuta troppo faticosa, pesante e amara. Così accade se non gettiamo le reti dove Dio benedice.
Dietro c’è un egoistico tentativo di salvarsi senza domandare grazia a Dio, come se bastassero le nostre forze e soprattutto, senza una chiara lettura e accettazione della propria realtà creaturale, che porta sempre certi talenti da accettare umilmente e che spesso non sono quelli che sogniamo.
Adesso don Fabio non è né imprenditore, né musicista, come programmava per amare la propria vita, ma è sacerdote, pieno di grazia e verità e fecondo presso i giovani di Roma.