Papa Francesco apre la Porta santa della basilica di Collemaggio a L’Aquila, vera capitale del perdono grazie all’umiltà di san Celestino V, modello di santità riproposto ad ogni cattolico
di Michele Brambilla
Papa Francesco il 28 agosto si reca a L’Aquila, capoluogo dell’Abruzzo, per aprirvi la Porta santa della Perdonanza, una sorta di Giubileo locale, valido nelle 48 ore che intercorrono tra il 28 e il 29 agosto, che ricorda l’incoronazione, nella basilica di Collemaggio, di Papa san Celestino V, al secolo Pietro del Morrone (1215-96). Come spiega Francesco nell’omelia, «i Santi sono un’affascinante spiegazione del Vangelo. La loro vita è il punto di vista privilegiato da cui possiamo scorgere la buona notizia che Gesù è venuto ad annunciare, e cioè che Dio è nostro Padre e ognuno di noi è amato da Lui». Il Santo Padre sottolinea che «oggi celebriamo l’Eucaristia in un giorno speciale per questa città e per questa Chiesa: la Perdonanza Celestiniana. Qui sono custodite le reliquie del santo Papa Celestino V. Quest’uomo sembra realizzare pienamente ciò che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore” (Sir 3,18)». Infatti, non appena si accorse che il suo pontificato rischiava di essere uno strumento nelle mani degli Angioini, che lo avevano spinto ad insediarsi presso la corte di Napoli, essendo Roma in subbuglio, Celestino V si dimise, nono caso nella storia della Chiesa.
Non bisogna, però, focalizzarsi eccessivamente su questa scelta: «infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili, non ce n’è un altro. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà».
Si potrebbe quindi concludere che «la forza degli umili è il Signore, non le strategie, i mezzi umani, le logiche di questo mondo, i calcoli… No, è il Signore. In tal senso, Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire. In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è Misericordia». La Perdonanza aquilana ci ricorda che «misericordia è l’esperienza di sentirci accolti, rimessi in piedi, rafforzati, guariti, incoraggiati. Essere perdonati è sperimentare qui e ora ciò che più si avvicina alla risurrezione. Il perdono è passare dalla morte alla vita, dall’esperienza dell’angoscia e della colpa a quella della libertà e della gioia. Che questo tempio», prega riferendosi alla basilica di Collemaggio, «sia sempre luogo in cui ci si possa riconciliare, e sperimentare quella Grazia che ci rimette in piedi e ci dà un’altra possibilità».
La ricostruzione dell’anima rimanda inevitabilmente, nel contesto della città dell’Aquila, al tema della ricostruzione post-terremoto, in corso dal 2009. Rivolgendosi agli aquilani, il Papa arriva a dire che «voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell’assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l’esperienza della miseria». In fin dei conti, «ognuno nella vita, senza per forza vivere un terremoto, può, per così dire, fare esperienza di un “terremoto dell’anima”, che lo mette in contatto con la propria fragilità, i propri limiti, la propria miseria. In questa esperienza si può perdere tutto, ma si può anche imparare la vera umiltà. In tali circostanze ci si può lasciar incattivire dalla vita, oppure si può imparare la mitezza. Umiltà e mitezza, allora, sono le caratteristiche di chi ha il compito di custodire e testimoniare la misericordia», dato che «il cristiano sa che la sua vita non è una carriera alla maniera di questo mondo, ma una carriera alla maniera di Cristo, che dirà di sé stesso di essere venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45). Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore».
«Fratelli e sorelle», insiste il Santo Padre, «che L’Aquila sia davvero capitale di perdono, capitale di pace e di riconciliazione», vivendo appieno l’umiltà esaltata dal Magnificat e prescritta dal Vangelo.
Lunedì, 29 agosto 2022