Disse loro anche una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. (Lc 6, 39-42)
Nella sintesi ignaziana (Esercizi spirituali di sant’Ignazio) un punto saliente è “l’esame di coscienza particolare”, dove siamo guidati ad un’osservazione molto veritiera della nostra persona. Osserviamo tutti punti negativi, cioè tutti gli atteggiamenti, le posizioni culturali e spirituali, tutto quanto pensiamo e facciamo nel nostro quotidiano, dove non siamo in sintonia con il vangelo. Di questi, prendiamo in considerazione un solo punto alla volta. Può essere un peccato ricorrente, o in positivo, una carenza di virtù che va quindi acquisita.
Generalmente la grazia ci guida e sentiamo consolazione e buona volontà, nel correggere un momento della nostra vita dove siamo ora chiamati concretamente a convertirci. Questo esercizio lo hanno praticato tutti i santi di tutte le disparate provenienze e scuole spirituali, rigorosamente, tutti i giorni della loro vita. È la prima cosa che cessa quando ci si intiepidisce nella fede.
È un’azione concreta di conversione della nostra persona, in cui iniziamo con molta umiltà chiedendo al Signore di osservarci con i suoi stessi occhi, anche dove ci vergogneremmo. Dopo di che inizia un lavorio mistico-ascetico, in cui conformiamo la nostra persona al Signore Gesù. Lo facciamo per Gesù e nel suo nome. Non per un generico bene. Una preghiera al mattino come richiesta di grazia e il nostro impegno. Preghiera e impegno concreto in simbiosi, fanno un’autentica collaborazione Dio Salvatore-anima redenta, con cui vinciamo tutti i nostri peccati e acquisiamo progressivamente la virtù cristiane.
È l’unico modo per non cadere in forme religiose astratte. “Prima la nostra trave”, eliminando quella, gustiamo la verità che ci fa liberi, soprattutto quando ci siamo curati effettivamente sulla nostra persona. Generalmente, un ottimo riverbero di chi pratica quest’esercizio è di cessare il giudizio avventato sul prossimo. Smettiamo di essere giustizieri del prossimo e ne comprendiamo la sofferenza dovuta al peccato. Quando abbiamo stabilmente eliminato un peccato o acquisito una virtù, si procede ad un’altra acquisizione. Sempre osservando un solo punto per volta. Chi tiene il diario spirituale può osservare visibilmente come cambia il sapore della nostra vita, in funzione della conformazione al Signore Gesù.