Dopo le virtù teologali Piero del Pollaiolo prosegue la sua opera sulle Virtù presentando la Prudenza come la prima tra le virtù cardinali in quanto di esse ne è la guida.
di Mario Vitali
Nell’immaginario contemporaneo la prudenza è concepita come un moto lento o un atteggiamento tendente a evitare rischi o, ancora, una forma di viltà che evita di prendere decisioni.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 1806 afferma: “La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L’uomo «accorto controlla i suoi passi» (Prv 14,15). «Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera» (1 Pt 4,7). La prudenza è la «retta norma dell’azione», scrive san Tommaso82 sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta «auriga virtutum – cocchiere delle virtù»: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L’uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.”
Osservando l’opera del Pollaiolo vediamo che la Prudenza, come le altre virtù, siede in trono, simbolo di comando, un comando che guida il giusto a praticarla, a far divenire questa virtù il criterio del nostro agire e l’indirizzo delle nostre azioni, è la virtù che orienta anche gli altri atti virtuosi della fortezza, della giustizia e della temperanza verso il giusto fine.
Nella mano destra la prudenza, rappresentata da una donna, tiene uno specchio, l’artista sembra essersi ispirato ad un passo dell’Antico Testamento (Sap. 7,26): “La Sapienza è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà”. Lo specchio è ricco di significati simbolici, attraverso di esso la donna si guarda alle spalle, è quindi simbolo di avvedutezza e circospezione che ci permette di evitare le insidie del male.
Lo specchio, con il quale si osserva il proprio volto, è anche il simbolo della conoscenza di se stessi, condizione indispensabile per compiere il bene.
Sono molti gli artisti che hanno rappresentare la virtù della Prudenza con l’immagine dello specchio. Tra i più famosi vi è l’affresco di Giotto (1267ca-1337) nella Cappella degli Scrovegni a Padova (Fig. 2).
Giotto presenta la Prudenza seduta in cattedra con un libro aperto su un leggio che guarda uno specchio tenuto dalla mano sinistra, mentre con la mano destra tiene un compasso. Lo specchio invita alla riflessione e alla ponderazione, anche in questo caso esso permette di guardare ciò che sta alle spalle tenendo presente il passato e mantenendo viva la memoria.
La Prudenza è quindi una virtù valutativa, legata alla ragione umana, che aiuta a prendere le giuste decisioni, distinguendo il bene dal male, orientando verso il bene e la verità.
Tornando all’opera del Pollaiolo osserviamo che nella mano sinistra la donna tiene un serpente, simbolo di avvedutezza. Anche questa rappresentazione sembra ispirata dalla Sacra Scrittura, dal passo evangelico nel quale si legge “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10,16). Il Signore ci manda quindi in mezzo ai lupi con prudenza e semplicità, non dice di stare al riparo, al sicuro, ma piuttosto di agire con consapevolezza e a non allontanare la responsabilità.
Il serpente, simbolo che nel paganesimo significa il rinnovo ciclico del tempo, nell’allegoria proposta dal Pollaiolo avvolge il braccio della donna formando un cerchio che sembra volere alludere alla perenne necessità di esercitare la prudenza.
La riflessione sulle azioni e sul nostro passato ci conduce quindi a prevedere le conseguenze delle nostre future decisioni sulla nostra vita e su quella degli altri.
Così si pronunciala Benedetto XVI nell’omelia del 12 settembre 2009: “….bisogna subito eliminare un malinteso. La prudenza è una cosa diversa dall’astuzia. Prudenza, secondo la tradizione filosofica greca, è la prima delle virtù cardinali; indica il primato della verità, che mediante la “prudenza” diventa criterio del nostro agire. La prudenza esige la ragione umile, disciplinata e vigilante, che non si lascia abbagliare da pregiudizi; non giudica secondo desideri e passioni, ma cerca la verità – anche la verità scomoda. Prudenza significa mettersi alla ricerca della verità ed agire in modo ad essa conforme. Il servo prudente è innanzitutto un uomo di verità e un uomo dalla ragione sincera.”
Sabato, 10 settembre 2022