Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Gli replicò Natanaele: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!”. Poi gli disse: “In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. (Gv 1, 47 – 51)
Oggi festeggiamo gli arcangeli perché hanno avuto un ruolo importante nella storia della salvezza. E festeggiamo questi tre anche perché hanno un ruolo importante nel nostro cammino verso la salvezza. Oggi preghiamo così: “Michele, aiutaci nella lotta; ognuno sa quale lotta ha nella propria vita di oggi, quella che fa rischiare la salvezza. Aiutaci, Gabriele, portaci la buona notizia della salvezza, che Gesù è con noi, e che Gesù ci ha salvato, e dacci speranza. Raffaele, prendici per mano e aiutaci nel cammino per non sbagliare la strada, per non rimanere fermi; sempre camminare, ma aiutati da te! (Papa Francesco – udienza del 29 settembre 2017)
L’angelo è una creatura che sta davanti a Dio, orientata con l’intero suo essere verso Dio. Tutti e tre i nomi degli arcangeli terminano con la parola “El”, che significa “Dio”. Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro natura. La loro vera natura è l’esistenza in vista di Lui e per Lui. Proprio così si spiega anche il secondo aspetto che caratterizza gli Angeli: essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra.
Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini all’uomo. Dio, infatti è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi. Gli angeli parlano all’uomo di quanto costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in sé stesso, toccandolo da parte di Dio. In questo senso anche noi esseri umani dovremmo sempre di nuovo diventare angeli gli uni per gli altri – angeli che ci distolgono da vie sbagliate e ci orientano sempre di nuovo verso Dio.
(cfr. Benedetto XVI° – Commenti ai vangeli)