“Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”.
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: “Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi”. Egli rispose: “Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!” (Lc 11, 42-46)
La decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio
In Israele c’era l’obbligo di pagare la decima per il mantenimento del tempio e dei sacerdoti (Am 4, 4; Gen 28, 22). La legge parla della decima sulle primizie, poiché i primi frutti della terra sono generalmente i migliori. Gli Ebrei, come i Babilonesi e gli Egiziani offrivano il primo raccolto alle divinità. La legge sacerdotale prevede principalmente due offerte solenni: il primo olio nella settimana pasquale (Lev 23, 10) e il primo grano nella Pentecoste (Es 34, 22). Con il tempo si aggiunsero altre decime, per esempio l’uso di dare la decima parte del proprio guadagno per il mantenimento del clero. C’è gente corretta e puntuale nel pagare le tasse, e gente che le evade con l’inganno. Un comportamento che dipende dal rapporto che si ha con quello che si possiede. Se i farisei sono così scrupolosi dal punto di vista finanziario, perché Gesù li rimprovera? Perché il pagamento, e quindi il denaro, per loro è fine a sé stesso; invece deve essere simbolo dell’amore e della sincera devozione a Dio.
I primi posti nelle sinagoghe
In genere le persone fanno il contrario; in chiesa si siedono negli ultimi posti e negli angoli più nascosti. Non è certo bello, perché un cristiano non si vergogna della propria fede, ma prega pubblicamente, anche se a volte può sembrare esagerato. Eppure Cristo ci invita a pregare il Padre di nascosto (Mt 6, 18). Nella preghiera ci sono due elementi che non si escludono e non sono opposti fra loro. Le liturgie e le assemblee sono professioni di fede comune e dell’unità della Chiesa; però la preghiera è colloquio con Dio, più intimo quando è privato. Come armonizzare questi due differenti aspetti? Il Concilio Vaticano II ci esorta ad un ragionevole compromesso. Frequentiamo la liturgia, preghiera comune della Chiesa, ma completiamo l’aspetto sociale della devozione con le preghiere personali affinché quelle pubbliche non perdano, con un comportamento da fariseo, il loro contenuto vero e sincero.
(cfr. T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)