Un altro attore importante del discernimento è il desiderio di seguire la chiamata del Signore
di Michele Brambilla
Papa Francesco si concentra, nel corso dell’udienza del 12 ottobre, sul desiderio. «Infatti, il discernimento è una forma di ricerca, e la ricerca nasce sempre da qualcosa che ci manca ma che in qualche modo conosciamo» e riteniamo possa essere raggiungibile. «Di che genere è questa conoscenza? I maestri spirituali la indicano con il termine “desiderio”, che, alla radice, è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi», spiega il Papa, che ne cita l’etimologia: «la parola italiana viene da un termine latino molto bello, questo è curioso: de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca».
«Pensiamo, un desiderio sincero sa toccare in profondità le corde del nostro essere, per questo non si spegne di fronte alle difficoltà o ai contrattempi. È come quando abbiamo sete: se non troviamo da bere, non per questo rinunciamo, anzi, la ricerca occupa sempre più i nostri i pensieri e le nostre azioni, fino a che diventiamo disposti a qualsiasi sacrificio per poterla placare», osserva ancora il Pontefice. Il bene è anche bello, quindi è naturale che sia attraente.
«Colpisce il fatto che Gesù, prima di compiere un miracolo, spesso interroga la persona sul suo desiderio»: come diceva sant’Agostino, Dio, che ci ha creato senza il nostro consenso, non ci salverà senza di noi, cioè senza la nostra volontà. Francesco cita l’episodio della guarigione del paralitico nella piscina di Betzatà, a Gerusalemme: davanti a Gesù, che gli chiese «Vuoi guarire?», continuò a lamentarsi perché nessuno lo lanciava nelle acque miracolose. «In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita “da paralitico”, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto. Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita. Questo paralitico è l’esempio tipico delle persone: “Sì, sì, voglio, voglio”», ma poi tergiversano prese da un inspiegabile timore. «Spesso è proprio il desiderio a fare la differenza tra un progetto riuscito, coerente e duraturo, e le mille velleità e i tanti buoni propositi di cui, come si dice, “è lastricato l’inferno”: “Sì, io vorrei, io vorrei, io vorrei…” ma non fai nulla. L’epoca in cui viviamo», denuncia il Papa, «sembra favorire la massima libertà di scelta, ma nello stesso tempo atrofizza il desiderio – tu vuoi soddisfarti continuamente – per lo più ridotto alla voglia del momento», e questo è particolarmente evidente nei “nativi digitali”: «tante volte, troviamo gente – pensiamo ai giovani per esempio – con il telefonino in mano e cercano, guardano… “Ma tu ti fermi per pensare?” – “No”. Sempre estroverso, verso l’altro. Il desiderio non può crescere così, tu vivi il momento, saziato nel momento e non cresce il desiderio», riducendo i pensieri sul futuro a tanti “non so” che paralizzano.
Cosa risponderemmo al Signore, se ci chiedesse davvero: «“Che cosa vuoi che io faccia per te?” (Mc 10,51)». «Forse, potremmo finalmente chiedergli di aiutarci a conoscere il desiderio profondo di Lui, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore», che non trova pace finché non riposa in Lui, come diceva sempre sant’Agostino.
Potrebbe essere utile recuperare la dimensione concreta dell’epoca storica che stiamo vivendo: «in questi giorni il mio cuore è sempre rivolto al popolo ucraino, specialmente agli abitanti delle località sulle quali si sono accaniti i bombardamenti. Porto dentro di me il loro dolore e, per intercessione della Santa Madre di Dio, lo presento nella preghiera al Signore. Egli sempre ascolta il grido dei poveri che lo invocano» nel momento del massimo bisogno.
Si potrebbe anche rileggere la storia della Chiesa stessa nei suoi punti salienti: ai pellegrini di lingua tedesca il Santo Padre ricorda esplicitamente che «la Beata Vergine Maria, di cui domani ricorderemo le apparizioni a Fatima, sia la nostra guida sul cammino di continua conversione e penitenza per andare incontro a Cristo, sole di giustizia. La sua “luce gentile” ci liberi da ogni male e disperda le tenebre di questo mondo tormentato dalle guerre».
Giovedì, 13 ottobre 2022