La bilancia, la spada, il globo: simboli della signoria universale della giustizia e del suo legame con la carità
di Mario Vitali
A partire dall’antichità sino ai nostri giorni, l’arte ha fatto ricorso a numerosi simboli per rappresentare la Giustizia: figura femminile bendata che tiene la bilancia, a significare la missione di equilibrio anche sociale, che impugna la spada, simbolo di potenza distributiva, con la corona, lo scettro o con un manto purpureo, a volerla considerare quasi regina tra le virtù e, ancora, con una benda sugli occhi, per significare l’imparzialità nei giudizi, oppure come sole che su tutto fa luce e tutti benefica senza distinzioni.
Ma cos’è la Giustizia? Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica «la giustizia è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata «virtù di religione». La giustizia verso gli uomini dispone a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l’armonia che promuove l’equità nei confronti delle persone e del bene comune. L’uomo giusto, di cui spesso si fa parola nei Libri Sacri, si distingue per l’abituale dirittura dei propri pensieri e per la rettitudine della propria condotta verso il prossimo. «Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia» (Lv 19,15). «Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo» (Col 4,1). » ( n.1807)
Per Giotto (1267 circa-1337) la giustizia ha una posizione dominante tra le altre virtù e l’elemento fondamentale che la definisce è il giudizio sul bene e sul male, perciò Giotto la rappresenta come una regina, incoronata e seduta in trono, mentre tiene nelle mani una bilancia sospesa sopra le sue spalle, senza che vi sia alcuna figura visibile a sorreggerla.
Sul piatto destro della bilancia, poi, è raffigurato un angelo nell’atto d’incoronare un uomo seduto, mentre sul piatto di sinistra un altro angelo sta per decapitare un malfattore. I due piatti sono in equilibrio, indicando così l’equità della Giustizia che premia chi osserva le leggi e punisce chi le trasgredisce mettendo a repentaglio il bene comune.
Per Piero del Pollaiolo (1443-1496) (Fig. 1) invece, i due simboli che meglio rappresentano l’essenza della giustizia sono il globo e la spada. Il Pollaiolo la rappresenta così come una giovane donna seduta su uno scranno mentre tiene in una mano il globo, simbolo del mondo sul quale estende il suo dominio, e nell’altra mano regge una spada con la quale applica in modo imparziale la sentenza.
La giovane veste un’armatura che, assieme alla spada, evoca il combattimento, la forza e il potere che la giustizia deve esercitare per fare rispettare i propri giudizi. Il doppio taglio della spada simboleggia l’idea che l’ordine si traduce in un dovere e in un diritto.
Il simbolo della spada sembra suggerito da san Paolo: ”Ogni persona si sottometta alle autorità che le sono superiori. Non esiste infatti autorità se non proviene da Dio… Fa il bene e riceverai lode da essa. E’ infatti a servizio di Dio in tuo favore, perché tu compia il bene. Ma se fai il male, temi, poiché essa non porta invano la spada…” (Rom. 13, 1-4).
La spada impugnata dalla donna nell’opera del Pollaiolo è rivolta verso l’alto e sembra volere indicare l’ascesi che avviene attraverso la pratica della Giustizia che “non si esprime esclusivamente nel rispetto esatto dei diritti e dei doveri;” l’esercizio della giustizia infatti non si riduce a “un problema aritmetico che si risolve con somme e sottrazioni. La virtù cristiana è più ambiziosa: ci spinge a mostrarci riconoscenti, affabili, generosi; a comportarci da amici leali e onesti” (San Josemaría Escrivá de Balaguer).
Nelle Sacre Scritture la giustizia è richiamata innumerevoli volte come attributo di Dio, spesso associato alla Misericordia.
Si dice spesso, infatti, che Dio è nel contempo giusto e misericordioso. Due aspetti che in Dio non entrano in conflitto. Talvolta viene da pensare che Dio è giusto, ma sceglie di essere anche misericordioso, in realtà Egli è insieme giusto e misericordioso: “Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso” (Sal. 116,5).
Sono commoventi la parole alle quali ricorre San Josemaria Escrivà nel ricordare l’essenza della virtù della giustizia e il suo legame con la carità: “La carità, (…) è come un generoso traboccare della giustizia… secondo me, il comportamento delle madri è l’esempio più chiaro di questa unione pratica della giustizia con la carità. Amano con identico affetto tutti i loro figli, e proprio questo amore le induce a trattarli in maniera diversa – con giustizia ‘disuguale’ – perché ciascuno è diverso dagli altri. Ebbene, anche con il nostro prossimo, la carità perfeziona e completa la giustizia, perché ci spinge a comportarci in modo disuguale con chi è disuguale… La giustizia prescrive di dare a ciascuno il suo, che non vuol dire dare a tutti la stessa cosa”
Sabato, 5 novembre 2022